Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/247

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libro undecimo - cap. v 241

viniziani. Affaticavasene quanto poteva il pontefice, ora confortandogli ora pregandogli ora minacciandogli; desideroso, come prima, per il bene publico di Italia, della conservazione de’ viniziani, e perché sperava potere cogli aiuti loro, senza l’armi spagnuole, espugnare Ferrara. Affaticavansene gli imbasciadori del re d’Aragona, temendo che con pericolo comune non si desse causa a’ viniziani di rivolgere l’animo a riunirsi col re di Francia; ma erano necessitati procedere cautamente per non provocare Cesare a fare unione co’ franzesi, la quale il loro re aveva con tanta fatica separata, e perché per altre cagioni non voleva partirsi dalla amicizia sua. Affaticavansene gli imbasciadori de’ svizzeri perché, obligati a difendere i viniziani convenuti a pagare loro, per questo, ciascuno anno venticinquemila ducati, desideravano non venire in necessitá o di non osservare le promesse o di opporsi a Cesare in caso gli assaltasse. Finalmente, non si potendo rimuovere Gurgense dalla dimanda di riavere Vicenza né disporre i viniziani a darla, discordando ancora nelle quantitá de’ danari, il pontefice, il quale sopratutto desiderava, per estinguere il nome e l’autoritá del conciliabolo pisano, che Cesare approvasse il concilio lateranense, protestò agli oratori loro che sarebbe costretto a perseguitare quella republica con l’armi spirituali e temporali; il quale protesto non gli movendo, venne alla confederazione con Cesare solo, perché l’oratore spagnuolo recusò di intervenirvi, o non avendo commissione dal suo re o perché quel re, ancora che avesse in animo di aiutare Cesare, cercasse di potere nutrire con qualche speranza i viniziani.

Narravasi nel proemio della confederazione, che si publicò poi solennemente nella chiesa di Santa Maria del popolo, che avendo i viniziani recusata ostinatamente la pace, e il pontefice, per le necessitá della republica cristiana, protestato di abbandonargli, Cesare entrava e accettava la lega fatta l’anno mille cinquecento undici tra il pontefice il re d’Aragona e i viniziani, secondo che allora gli era stata riserbata la facoltá; prometteva aderire al concilio lateranense, annullando il mandato e revocando tutte le procure e atti fatti in favore del