Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/283

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libro undecimo - cap. xii 277

strepito percotevano l’artiglierie ne’ svizzeri che venivano per assaltarle, facendo tra loro grandissima uccisione, la quale si comprendeva piú tosto per le grida e urla degli uomini che per beneficio degli occhi, l’uso de’ quali impediva ancora la notte; e nondimeno con fierezza maravigliosa, non curando la morte presente né spaventati per il caso di quegli che cadevano loro allato, né dissolvendo l’ordinanza, camminavano con passo prestissimo contro all’artiglierie: alle quali pervenuti, si urtorno insieme ferocissimamente, essi e i fanti tedeschi, combattendo con grandissima rabbia l’uno contro all’altro, e molto piú per l’odio che per la cupiditá della gloria. Aresti veduto (giá incominciava il sole ad apparire) piegare ora questi ora quegli, parere spesso superiori quegli che prima parevano inferiori, di una medesima parte in un tempo medesimo alcuni piegarsi alcuni farsi innanzi, altri difficilmente resistere altri impetuosamente insultare agli inimici: piena da ogni parte ogni cosa di morti, di ferite, di sangue. I capitani fare ora fortissimamente l’ufficio di soldati, percotendo gli inimici difendendo se medesimi e i suoi, ora fare valorosissimamente l’ufficio di capitani, confortando, provedendo, soccorrendo, ordinando, comandando. Da altra parte, quiete e ozio grandissimo dove stavano armati gli uomini d’arme; perché, cedendo al timore ne’ soldati l’autoritá i conforti i comandamenti i prieghi l’esclamazioni le minaccie del la Tramoglia e del Triulzio, non ebbono mai ardire di investire gli inimici che aveano innanzi a loro, e a’ svizzeri bastava tenergli fermi perché non soccorressino i fanti loro. Finalmente, in tanta ferocia in tanto valore delle parti che combattevano, prevalse la virtú de’ svizzeri; i quali, occupate vittoriosamente l’artiglierie e voltatele contro agli inimici, con esse e col valore loro gli messono in fuga. Con la fuga de’ fanti fu congiunta la fuga delle genti d’arme, delle quali non apparí virtú o laude alcuna. Solo Ruberto della Marcia, sospinto dall’ardore paterno, entrò con uno squadrone di cavalli ne’ svizzeri per salvare Floranges e Denesio suoi figliuoli, capitani di fanti tedeschi, che oppressi da molte ferite giacevano in terra; e combattendo con tale