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306 storia d'italia

II

Invasione della Borgogna da parte degli svizzeri; accordi con la Tramoglia. Indecisione del re di Francia intorno all’opportunitá della ratifica degli accordi.

Ma non travagliavano le cose del re di Francia da questa parte sola, anzi erano con pericolo maggiore molestate da’ svizzeri; la plebe de’ quali infiammatissima che il re di Francia cedesse alle ragioni le quali pretendeva al ducato di Milano, e però ardente, insino non lo faceva, di odio incredibile contro a lui, aveva fatto abbruciare molte case d’uomini privati di Lucerna, sospetti di favorire immoderatamente le cose del re di Francia; e procedendo continuamente contro agli uomini notati di simile suspizione, aveva fatto giurare a tutti i principali di mettere le pensioni in comune; e dipoi prese l’armi, per publico decreto, erano in numero di ventimila fanti entrati quasi popolarmente nella Borgogna: ricevuta da Cesare, il quale, o secondo le sue variazioni o per sospetto che avesse di loro, recusò, benché l’avesse promesso e al re di Inghilterra e a loro, di andarvi personalmente, artiglieria e mille cavalli. Andorono a campo a Digiuno metropoli della Borgogna, dove era la Tramoglia con mille lancie e seimila fanti; e avendo la plebe, per paura delle fraudi de’ capitani che giá cominciavano a trattare co’ franzesi, tolto l’artiglierie in mano cominciorno a percuotere la terra: della difesa della quale dubitando non poco la Tramoglia, ricorrendo agli ultimi rimedi, accordò subitamente con loro, senza aspettare commissione alcuna dal re, di pagare loro in piú tempi quattrocentomila ducati, lasciare le fortezze di Milano e di Cremona che ancora non erano arrendute, cedere a Massimiliano Sforza le ragioni del ducato di Milano e la contea di Asti; per l’osservanza delle quali cose dette quattro statichi, persone onorate e di piú che mediocre condizione; né i svizzeri si obligorno ad altro che di ritornarsi alle case proprie, onde non erano tenuti a essere in futuro amici del re di Francia, anzi potevano quando voleano