Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/324

Da Wikisource.
318 storia d'italia

avevano occupati tutti i passi, ne assaltorono una parte a Bassano, dove erano improvisti, ed essendo di numero minore gli messeno in fuga, ammazzati trecento fanti, di cinquecento che erano, e presi molti soldati e capitani. L’altra parte de’ tedeschi era andata a campo a Osopio, situato in cima d’uno aspro monte; dove, poi che ebbeno battuta la rocca con l’artiglieria e dato piú assalti invano, si ridusseno a speranza di averla per assedio, confidatisi nello essere dentro carestia d’acqua: ma avendo a questa proveduto il beneficio celeste, perché in quegli dí furono spesse e grosse pioggie, ricominciorono di nuovo a dare la battaglia, [ma invano]; tanto che disperatisi e degli assalti e dell’assedio si levorono da campo.

Erano molestissime al pontefice queste cose, ma gli era molesto molto piú non trovare mezzo di concordia che sodisfacesse all’una parte e all’altra. Perché dalla spessa variazione delle cose, variandosi secondo i progressi di quelle le speranze, era proceduto che quando Cesare aveva consentito di lasciare Vicenza, ritenendosi Verona, i viniziani avevano recusato se non erano reintegrati di Verona; ora che i viniziani, sbattuti da tante percosse, si contentavano d’avere Vicenza sola, Cesare non contento di Verona voleva anche Vicenza. Dalle quali difficoltá stracco il pontefice, e presupponendo che la dichiarazione sua non sarebbe accettata, ma per mostrare che per lui non mancasse, pronunziò la pace tra loro, con questo: che subito da ogni parte si posassino le armi, riservandosi la facoltá di dichiarare infra uno anno le condizioni della pace, nella quale e nella sospensione delle armi fusse compreso il re cattolico: che Cesare deponesse Vicenza in sua mano e quanto egli e gli spagnuoli possedevano nel padovano e nel trevigiano, e i viniziani deponessino Crema; l’altre cose ciascuno insino alla dichiarazione possedesse secondo possedeva. Dovessesi ratificare il lodo infra uno mese da tutti, e ratificandosi pagassino i viniziani allora a Cesare venticinquemila ducati e fra tre mesi prossimi venticinquemila altri, e che non ratificandosi da tutti si intendesse il lodo essere nullo: il quale modo insolito di giudicare fu seguitato