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326 storia d'italia

VII

Pensieri dei príncipi e degli svizzeri intorno alla pace conchiusa dai re di Francia e di Inghilterra. Sollecitazioni del pontefice al re di Francia perché tenti l’impresa del ducato di Milano; resa della Lanterna di Genova. La politica del pontefice e nuove preoccupazioni del re di Francia.

La pace tra il re di Francia e il re d’Inghilterra, fatta con maggiore facilitá e prestezza che non era stata l’opinione universale, perché niuno credette mai che tanta inimicizia potesse cosí presto convertirsi in benivolenza e in parentado, non fu forse grata al pontefice che, come gli altri, si era persuaso doverne nascere piú presto tregua che pace o, se pure, pace che avesse a essere con condizioni piú gravi al re di Francia o almanco con obligazione che per qualche tempo non assaltasse lo stato di Milano: ma dispiacque sommamente a Cesare e al re cattolico. Il quale, come non è male alcuno nelle cose umane che non abbia congiunto seco qualche bene, affermava riceverne due sodisfazioni di animo: l’una, che l’arciduca suo nipote, escluso dalla speranza di dare la sorella per moglie al re di Francia e venuto in diffidenza col re d’Inghilterra, sarebbe costretto a procedere in tutte le cose col consiglio e autoritá sua; l’altra, che potendo facilmente il re di Francia avere figliuoli era messa in dubbio la successione di Angolem, col quale egli, per essere Angolem desiderosissimo di rimettere il re di Navarra nel suo stato, riteneva grandissimo odio. Soli i svizzeri, benché ritenendo il medesimo odio che per il passato contro al re di Francia, affermavano essersi rallegrati di questa concordia; perché restando, come si credeva, espedito quel re a muovere la guerra contro al ducato di Milano, arebbeno nuova occasione di dimostrare a tutto il mondo la virtú e la fede loro. Né si dubitava per alcuno che il re di Francia, cessato quasi in tutto il timore di essere molestato di lá da’ monti, non avesse il consueto desiderio di recuperare il ducato di Milano; ma era incerto se avesse in