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avendo contratto seco sí stretto parentado; e tanto piú che, avendo prima trattato col re cattolico di congiugnere Giuliano con una parente sua della famiglia di Cardona, pareva che piú per rispetto suo che per altra cagione avesse preposto questo matrimonio a quello. Né dubitava, Giuliano dovere cupidamente favorire questa inclinazione per desiderio di acquistare col mezzo suo qualche stato, col quale potesse sostentare le spese convenienti a tanto matrimonio e per stabilire meglio il governo perpetuo, datogli dal pontefice nuovamente, delle cittá di Modona, Reggio, Parma e Piacenza; il quale, non sostenuto da favore di príncipi potenti, era di poca speranza che avesse a durare dopo la morte del fratello. Ma era cominciata presto a turbarsi la speranza del re: perché il pontefice aveva conceduto al re d’Aragona le crociate del regno di Spagna per due anni, delle quali si credeva che avesse a trarre piú di uno milione di ducati; e perché udiva con tanta inclinazione Alberto da Carpi e Ieronimo Vich oratori di Cesare e del re cattolico, che erano molto assidui appresso a lui, che parevano partecipi di tutti i consigli suoi. Nutriva questa ambiguitá il pontefice, dando parole grate e dimostrando ottima intenzione a quegli che intercedevano per il re, ma senza effetto di alcuna conclusione, come quello nel quale prevaleva a tutti gli altri rispetti il desiderio che il ducato di Milano non fusse piú posseduto da príncipi forestieri. Però il re, desiderando di certificarsi della sua mente, mandò a lui nuovi imbasciadori; tra’ quali fu Guglielmo Budeo parigino, uomo nelle lettere umane, cosí greche come latine, di somma e forse unica erudizione tra tutti gli uomini de’ tempi nostri. Dopo i quali mandò Antonio Maria Palavicino, uomo grato al pontefice. Ma erano vane queste fatiche, perché giá innanzi alla venuta sua aveva occultissimamente, insino del mese di luglio, convenuto cogli altri alla difesa dello stato di Milano: ma volendo che questa deliberazione stesse secretissima insino a tanto che la necessitá delle cose lo costrignesse a dichiararsi, e desiderando oltre a questo publicarla con qualche scusa, ora dimandava che il re consentisse che la Chiesa si ritenesse