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libro duodecimo - cap. xiv 355

Turino, venuti a Civás l’avessino, perché ricusava dare loro vettovaglie, [presa] e saccheggiata e dipoi, quasi in sugli occhi del re che era a Turino, fatto il medesimo a Vercelli, nondimeno, ridottisi in ultimo a Noara, prendendo dalle avversitá animo quegli che non erano tanto alieni dalle cose franzesi, cominciorno apertamente a trattare di convenire col re di Francia. Nel qual tempo quella parte de’ franzesi che veniva per la via di Genova, co’ quali si erano uniti quattromila fanti pagati per opera di Ottaviano Fregoso da’ genovesi, entrati prima nella terra del Castellaccio e poi in Alessandria e in Tortona, nelle quali cittá non era soldato alcuno, occuporno tutto il paese di qua dal Po.


XIV

Il re di Francia apprende d’aver nemico il pontefice; incertezze fra gli svizzeri; resa di Novara. I francesi sotto Milano; contegno della popolazione. Pace, subito turbata, fra il re di Francia e gli svizzeri. Il viceré muove da Verona a Parma e l’Alviano dal Polesine di Rovigo a Cremona. Il re di Francia a Marignano: le posizioni dei diversi eserciti.

Era il re venuto a Vercelli, nel quale luogo intese la prima volta il pontefice essersi dichiarato contro a lui, perché il duca di Savoia gliene significò in suo nome: la qual cosa benché gli fusse sopra modo molestissima, nondimeno, non perturbato il consiglio dallo sdegno, fece, per non lo irritare, con bandi publici comandare, e nell’esercito e alle genti che aveano occupata Alessandria, che niuno ardisse di molestare o di fare insulto alcuno nel dominio della Chiesa. Soprasedette poi piú dí a Vercelli per aspettare l’esito delle cose che si trattavano co’ svizzeri, i quali non intermettendo di trattare si dimostravano da altra parte pieni di varietá e di confusione. In Novara, cominciando a tumultuare, presa occasione del non essere ancora venuti i danari a’ quali era obligato il re d’Aragona, tolsono violentemente a’ commissari del pontefice i danari mandati da lui, e col medesimo furore partirno di Novara con