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quali gli offerivano venticinquemila ducati, e allegando esserne tenuto per le obligazioni dello antecessore, il pontefice, recusando di concedergliene, gli promesse di non dare loro molestia alcuna. Deliberorno oltre a queste cose mandare Egidio generale de’ frati di Santo Agostino, ed eccellentissimo nelle predicazioni, a Cesare, in nome del pontefice, per disporlo a consentire a’ viniziani, con ricompenso di danari, Brescia e Verona. Le quali cose espedite, ma non per scrittura (eccetto quello che apparteneva alla nominazione de’ benefici e al pagamento delle annate secondo il vero valore), il pontefice, in grazia del re e per onorare tanto convento, pronunziò cardinale Adriano di Boisí fratello del gran maestro di Francia, che nelle cose del governo teneva il primo luogo appresso al re. Da questo colloquio partí il re molto contento nell’animo, e con grande speranza della benivolenza del pontefice: il quale dimostrava copiosamente il medesimo ma dentro sentiva altrimenti; perché gli era molesto come prima che ’l ducato di Milano fusse posseduto da lui, molestissimo avere rilasciato Piacenza e Parma, parimente molesto il restituire al duca di Ferrara Modona e Reggio. Benché questo, non molto poi, tornò vano: perché avendo il pontefice in Firenze, ove dopo la partita da Bologna stette circa uno mese, ricevute dal duca le promesse de’ danari che s’aveano a pagare subito che fusse entrato in possessione, ed essendo di comune consentimento ordinate le scritture degli instrumenti che tra loro s’aveano a fare, il pontefice, non negando ma interponendo varie scuse e dilazioni, e sempre promettendo, ricusò di dargli perfezione.

Ritornato il re a Milano licenziò subito l’esercito, riservate alla guardia di quello stato [settecento] lancie e seimila fanti tedeschi e quattromila franzesi, di quella sorte che da loro sono chiamati venturieri; egli con grandissima celeritá, ne’ primi dí dell’anno mille cinquecento sedici, ritornò in Francia, lasciato luogotenente suo Carlo duca di Borbone: parendogli avere stabilite in Italia le cose sue, per la confederazione contratta col pontefice, e perché in quegli dí medesimi avea convenuto co’ svizzeri. I quali, benché il re di Inghilterra [gli]