Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/89

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libro nono - cap. xv 83

dino, essendovi in mezzo il Po, faceva per la distanza del luogo piccolo progresso, e molto piú perché cresciuto il fiume, e tagliato l’argine da quegli che erano nel Bondino, allagò talmente il paese che dalla fronte degli alloggiamenti franzesi al Bondino non si poteva piú andare se non colle barche: di maniera che ’l capitano, disperato di potere piú condursi per quella via agli alloggiamenti degli inimici, chiamò da Verona dumila fanti tedeschi e ordinò si soldassino tremila grigioni, per accostarsi loro per la via di San Felice; in caso che, per opera del vescovo Gurgense, non si introducesse la pace.

La cui venuta era stata alquanto piú tarda perché a Salò, in sul lago di Garda, aveva aspettato piú dí invano la risposta del pontefice; il quale aveva per lettere ricercato che mandasse imbasciadori a trattare. Venne finalmente a Mantova, accompagnato da don Petro d’Urrea, il quale per il re d’Aragona risedeva ordinariamente appresso a Cesare ove pochi dí poi sopravenne il vescovo di Parigi; persuadendosi il re di Francia (il quale, per essere piú vicino alle pratiche della pace e a provedimenti della guerra, era venuto a Lione) che medesimamente il pontefice dovesse mandarvi. Il quale, da altra parte, faceva instanza che Gurgense andasse a lui; mosso non tanto perché gli paresse questo essere piú secondo la degnitá pontificale quanto perché sperava, e coll’onorarlo e col caricarlo di promesse, e con l’efficacia e autoritá della presenza, averlo a indurre nella sua volontá, alienissima piú che mai dalla concordia e dalla pace: il che per persuadergli piú facilmente procurò che andasse a lui Ieronimo Vich valenziano, oratore del re cattolico appresso a sé. Non negava Gurgense di volere andare al pontefice; ma diceva, essere richiesto di fare prima quel che era conveniente fare dipoi; affermando che piú facilmente si rimoverebbono le difficoltá se si trattasse prima a Mantova, con intenzione di andare poi al pontefice con le cose digerite e quasi conchiuse. Astrignerlo a questo medesimo non meno la necessitá che il rispetto della facilitá: perché come era egli conveniente lasciare solo il vescovo di Parigi, mandato dal re di Francia a Mantova per