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restituito le terre al duca di Ferrara. Le quali ragioni gli davano giustissima causa di sospettare della volontá del re, ma gli pareva anche vederne certi indizi; perché essendo stata questa sollevazione ordinata intorno a Verona, era impossibile non fusse venuta molti dí innanzi a notizia di Lautrech, e avendolo taciuto si poteva prosumere del consenso suo. A che si aggiugneva che Federigo da Bozole era stato insino a quello dí agli stipendi del re, ma non si sapeva essere vero quello che in escusazione sua affermava Lautrech, che fusse finita la sua condotta. Dubitava ancora il pontefice della volontá de’ viniziani, i proveditori de’ quali si diceva essersi affaticati in fare questa unione; essendo quello senato, per la memoria delle cose passate, male sodisfatto di lui né contento della grandezza sua, perché succeduto in tanta potenza e riputazione del pontificato disponeva dello stato de’ fiorentini ad arbitrio suo. Spaventavanlo queste cose, ma non lo confortava giá né gli dava speranza la confidenza o congiunzione che avesse con gli altri príncipi: perché, oltre a essersi nuovamente o pacificati o confederati col re di Francia, non era stato grato ad alcuno il modo del procedere suo con occulti consigli e artifici; ne’ quali, se bene fusse stato inclinato alla parte loro, nondimeno, andando renitente allo scoprirsi e lentamente a mettere in effetto le intenzioni o le promesse fatte loro, aveva sodisfatto poco a ciascuno; anzi, temendo spesse volte di tutti, aveva poco innanzi mandato frate Niccolò tedesco, secretario del cardinale de’ Medici, al re cattolico per divertirlo dallo abboccamento che si trattava col re di Francia, dubitando che tra essi non si facesse maggiore congiunzione in pregiudicio suo.

In questa sospensione di animo non cessavano né Lorenzo suo nipote né lui di mandare continuamente gente in Romagna, parte di fanti che si soldavano di nuovo parte di battaglioni dell’ordinanza fiorentina; acciocché uniti con Renzo da Ceri e con Vitello, i quali erano con le loro genti d’arme a Ravenna, facessino resistenza al transito degli inimici. Ma essi, passato Po a Ostia, prevenendo con la celeritá loro gli