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moltitudine de’ suoi cavalli e con tanti fuorusciti che lo seguitavano, facendo correre per la maggiore parte del paese, dava impedimento assai che non vi entrassino vettovaglie, avea fatto rompere tutti i mulini, e derivato l’acque de’ canali da’ quali quella cittá riceve grandissime comoditá. Sperava similmente che a’ soldati di dentro avessino a mancare gli stipendi; i quali si sostenevano co’ danari pagati da’ milanesi, perché da Cesare e del reame di Napoli e di altro luogo ne era mandata piccolissima quantitá. Ma era maraviglioso l’odio del popolo milanese contro a’ franzesi, maraviglioso il desiderio del nuovo duca: per le quali cose, tollerando pazientemente qualunque incomoditá, non solo non mutavano volontá per tante molestie ma messa in arme la gioventú ed eletti per ciascuna parrocchia capitani, concorrendo prontissimamente dí e notte le guardie a’ luoghi remoti dall’esercito, alleggerivano molto le fatiche de’ soldati. Nel qual tempo essendo, per la ruina delle mulina, mancata la farina, providdono presto con le mulina a secco a questa incomoditá.


XIV

Il duca di Milano da Trento a Pavia; posizioni degli eserciti nemici e fazioni di guerra; il duca a Milano; calorose accoglienze della popolazione. Il Lautrech sotto Pavia; quindi a Monza; malcontento e proteste degli svizzeri. Assalti sfortunati delle milizie francesi alla Bicocca. Conseguenze della sconfitta. Nuovi insuccessi dei francesi nel ducato di Milano. Caduta di Genova nelle mani degli imperiali.

Cosí ridotta la guerra da speranza di presta espugnazione a cure e fatiche di lungo assedio, il duca di Milano, la partita del quale per mancamento di danari si era differita molti dí, e si sarebbe differita piú lungamente se il cardinale de’ Medici non l’avesse sovvenuto di novemila ducati, partito finalmente da Trento co’ seimila fanti tedeschi, e occupata, per aprirsi il passo, la rocca di Croara sottoposta a’ viniziani, passò senza ostacolo per il veronese; donde per il mantovano, passato Po a Casalmaggiore, giunse a Piacenza e, seguitandolo di quivi il marchese di Mantova con trecento uomini d’arme della