Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/183

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libro quintodecimodecimo - cap. ii 177

senato che tra gli altri, non si potendo, per la maturitá delle cose e per la instanza grandissima degli imbasciadori di Cesare, differire piú il farne deliberazione, convocato finalmente per determinarsi il consiglio de’ pregati, Andrea Gritti, uomo, per importantissime amministrazioni e fatti molto egregi, di somma autoritá in quella repubblica e di nome molto chiaro per tutta Italia e appresso ai príncipi esterni, parlò, secondo si dice, in questa sentenza:

— Ancora che io conosca essere pericolo, prestantissimi senatori, che se io consiglierò che noi non ci partiamo dalla confederazione del re di Francia alcuni non interpretino che in me possa piú il rispetto della lunga conversazione che io ho avuta co’ franzesi che quello della utilitá della republica, non mi asterrò per questo da esprimere liberamente il parere mio, come è propriamente ufficio de’ buoni cittadini; anzi è inutile, e cittadino e senatore, quello il quale per qualunque cagione si ritrae da persuadere agli altri quello che in se medesimo sente essere il beneficio della republica: benché io mi persuada che appresso agli uomini prudenti non ará luogo questa interpretazione, perché considereranno non solo quali siano stati in ogni tempo i costumi e le azioni mie ma che io non ho trattato, col re di Francia né cogli uomini suoi, se non come uomo vostro e per vostra commissione e comandamento; e mi giustificherá oltre a questo, se io non mi inganno, la probabilitá delle ragioni le quali mi fanno condiscendere in questa sentenza. Noi trattiamo se si debba fare nuova confederazione con Cesare, contraria alla fede data da noi agli oblighi della confederazione che abbiamo col re di Francia; cosa che, a giudicio mio, non vuole dire altro che stabilire in modo la potenza di Cesare, giá terribile a ciascuno, che non ci essendo mai piú rimedio di moderarla o di abbassarla cresca continuamente in nostro manifestissimo pregiudicio. Non abbiamo cagione alcuna che possa giustificare questa deliberazione, perché il re ha sempre osservato la nostra confederazione; e se gli effetti non sono stati cosí pronti a rinnovare la guerra in Italia si conosce chiaramente