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242 storia d'italia

instanza, gli parve tempo opportuno a manifestare agli imperiali le convenzioni fatte prima con lui e a rinnovare la menzione della concordia; alla quale, per la difficoltá dell’ottenere Pavia e per il pericolo del regno di Napoli, sperava dovere trovare minore durezza in ciascuna delle parti. A’ quali effetti mandò Paolo Vettori, capitano delle sue galee, a significare al viceré: non avere mai potuto, benché n’avesse fatto grandissima diligenza, rimuovere il re dalla deliberazione di assaltare il reame di Napoli; né potere, per non trasferire la guerra in sé (alla quale non potrebbe resistere) vietargli il passo, anzi essere necessitato ad assicurarsi con nuove convenzioni da lui; nelle quali non consentirebbe mai condizione alcuna nociva a Cesare, a cui conoscere niuna cosa essere piú utile, in tante difficoltá, che la pace; la quale perché si potesse trattare innanzi che i disordini piú oltre procedessino, confortare il viceré a consentire che l’armi si sospendessino; deponendo (perché altrimenti il re non vi condiscenderebbe) in mano di persona non sospetta quel che in nome di Cesare e del duca si teneva ancora nel ducato di Milano. Sperare che, fatto questo, si converrebbe in qualche modo onesto della pace: per la quale proponeva che il ducato di Milano, separandosi in tutto dalla corona di Francia, fusse con l’investitura di Cesare (il quale in ricompenso ne ricevesse somma conveniente di pecunia) conceduto al secondogenito del re; che con onesto modo si provedesse al duca di Milano e al duca di Borbone; e che il pontefice i viniziani e i fiorentini si obligassino a unirsi con Cesare contro al re, in caso non osservasse le cose promesse.

Conoscevano i capitani di Cesare la grandezza delle difficoltá e de’ pericoli, avendo in un tempo medesimo a sostenere in tanta penuria di danari la guerra in Lombardia e a pensare al regno di Napoli, abbandonati manifestamente da’ sussidi del pontefice e de’ fiorentini, e giá certi che i viniziani farebbono il medesimo; i quali, se bene soldando nuovi fanti si ingegnassino dare speranza di volere osservare la lega, differivano con varie scuse l’esecuzione. Però il viceré, non alieno