Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/285

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libro sestodecimo - cap. iii 279

sé, come cosa che insieme con tutte l’altre terre insino al fiume del Po appartenesse alla sedia apostolica, per essere parte dello esarcato di Ravenna; ma poco poi, per timore de’ franzesi, la dette a Massimiliano imperadore. Né per questo cessò la guerra contro ad Alfonso; ma avendogli, non molto poi, tolto ancora Reggio, si crede che se fusse vivuto piú lungamente arebbe preso Ferrara; inimico acerbissimo di Alfonso, sí per la pietá che e’ pretendeva alla ambizione di volere ricuperare alla Chiesa ciò che si dicesse essere mai stato suo in tempo alcuno, come per lo sdegno che egli avesse seguitato piú presto l’amicizia franzese che la sua; e forse ancora per l’odio implacabile portato da lui alla memoria e alle reliquie di Alessandro sesto suo predecessore, Lucrezia figliuola del quale era maritata ad Alfonso ed eranne di questo matrimonio nati giá parecchi figliuoli. Lasciò Giulio, morendo, a’ successori suoi non solo l’ereditá di Reggio ma la medesima cupiditá di acquistare Ferrara, stimolandogli la memoria gloriosa che pareva che appresso ai posteri avesse lasciata di sé. Però, fu piú potente in Lione suo successore questa ambizione che il rispetto della grandezza che aveva in Firenze la casa de’ Medici, alla quale pareva piú utile che si diminuisse la potenza della Chiesa che, aggiugnendogli Ferrara, farla piú formidabile a tutti i vicini: anzi, avendo comperato Modena, indirizzò totalmente l’animo ad acquistare Ferrara, piú con pratiche e con insidie che con aperta forza; perché questo era diventato troppo difficile, avendo Alfonso, poi che si vidde in tanti pericoli, atteso a farla fortissima, lavorato numero grandissimo di artiglierie e di munizioni, e trovandosi, come si credeva, quantitá grossa di denari. E furono le inimicizie sue forse maggiori ma trattate piú occultamente che quelle di Giulio; e oltre a molte pratiche tenute spesso da lui per pigliarla, o allo improviso o con inganni, obligò sempre i príncipi, co’ quali si congiunse, in modo che almanco non potevano impedirgli quella impresa; né solo viventi Giuliano suo fratello e Lorenzo suo nipote, per l’esaltazione de’ quali si credeva che avesse avuto questa cupiditá, ma non manco