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libro sestodecimo - cap. v 283

necessario intenderne prima la volontá di Cesare, fu contento di prestare al viceré cinquantamila ducati, con promessa di riavergli se non capitolassino insieme. Co’ quali danari, e con centomila ducati promessi loro dallo stato di Milano e quegli che promessono i genovesi e i lucchesi, e con quegli ancora rimessi da Cesare a Genova per sostentazione della guerra ma arrivati dopo la vittoria, attendevano i capitani, secondo che i danari venivano, a pagare i soldi corsi dello esercito; rimandando di mano in mano, secondo che erano pagati, i tedeschi in Germania. In modo che, non si vedendo segni che avessino in animo di seguitare contro ad alcuno per allora il corso della vittoria, anzi avendo il viceré ratificato la capitolazione fatta con suo mandato col pontefice, e trattando nel tempo medesimo di fare appuntamento nuovo co’ viniziani il quale molto desiderava, si voltorono gli occhi di tutti a risguardare in che modo Cesare ricevesse sí liete novelle e a che fini si indirizzassino i suoi pensieri.


V

Come Cesare accoglie la notizia della vittoria sul nemico; convocazione del consiglio; parole del vescovo di Osma; parole del duca d’Alba. Cesare fa notificare al re di Francia a quali condizioni gli concederebbe la libertá; risposta del re.

Nel quale, per quello che si potette comprendere dalle dimostrazioni estrinseche, apparirono indizi grandi di animo molto moderato e atto a resistere facilmente alla prosperitá della fortuna, e tale che non era da credere in uno principe sí potente, giovane e che mai aveva sentito altro che felicitá. Perché avuto avviso di tanta vittoria, che gli pervenne il decimo dí di marzo, e con esso lettere di mano propria del re di Francia, scritte supplichevolmente e piú presto con animo di prigione che con animo di re, andò subito alla chiesa a rendere grazie a Dio, con molte solennitá, di tanto successo, e con segni di somma devozione prese la mattina seguente il