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296 storia d'italia

Cesare ed egli non rompessino la guerra in Francia; dove, per non essere altro capo che una donna e i piccoli figliuoli del re, del quale il primogenito non aveva ancora finiti otto anni, e per avere loro seco il duca di Borbone, signore di tanta potenza e autoritá nel regno di Francia, era pericolosissimo ogni movimento che e’ facessino. Né alla madre, in tanti affanni che aveva per l’amore del figliuolo e per i pericoli del regno, mancavano le passioni sue proprie; perché, ambiziosa e tenacissima del governo, dubitava che, allungandosi la liberazione del re e sopravenendo in Francia qualche nuova difficoltá, non fusse costretta cedere l’amministrazione a quegli che fussino deputati dal regno. Nondimeno, in tanta perturbazione raccolto l’animo da lei e da quegli che gli erano piú appresso, oltre al provedere, piú presto potettono, le frontiere di Francia e ordinare gagliarde provisioni di danari, scrisse madama la reggente, per ordine e in nome della quale si spedivano tutte le faccende, a Cesare lettere supplichevoli e piene di compassione, con introdurre e poi sollecitare, di mano in mano, quanto potette le pratiche dello accordo. Per le quali anche, poco dipoi liberato don Ugo di Moncada, lo mandò a Cesare a offerire: che il figliuolo rinunzierebbe alle ragioni del regno di Napoli e dello stato di Milano; sarebbe contento che si vedesse di ragione a chi apparteneva la Borgogna, e in caso che appartenesse a Cesare, riconoscerla in nome di dota della sorella; restituire a Borbone lo stato suo, co’ mobili di grandissimo valore e i frutti stati occupati dalla camera reale; dargli per donna la sorella, e consentire che avesse la Provenza se fusse giudicato avervi migliore ragione. Le quali pratiche perché fussino piú facili, piú che per avere volto l’animo a’ pensieri della guerra, spedí madama subito in Italia a raccomandare al papa e a’ viniziani la salute del figliuolo; offerendo, se per la sicurtá propria volevano ristrignersi seco e pigliare l’armi contro a Cesare, cinquecento lancie e grossa contribuzione di danari. Ma il principale suo desiderio e di tutto il regno di Francia sarebbe stato di mitigare l’animo del re d’Inghilterra; giudicando, come era vero, che non avendo