Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/331

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libro sestodecimo - cap. xi 325

presso al quale egli era in tanta grazia e riputazione, e agli altri dette speranza di poterlo molto piú facilmente opprimere poiché gli era mancato uno capitano di tale autoritá e valore. Però appresso al pontefice erano tanto piú calde e importune le instanze di coloro che desideravano che la lega si facesse; ma non erano minori le sue sospensioni e debitamente, perché da ogni parte combattevano ragioni efficacissime, e da tenere confuso ogn’uomo bene caldo e deliberato non che Clemente, che nelle cose sue procedé sempre tardo e sospeso. Non si aspettava piú da Cesare deliberazione alcuna che assicurasse Italia: vedevasi attentissimo a pigliare il castello di Milano, quale preso, tutti gli altri e il papa massime, che aveva lo stato debole e posto in mezzo della Lombardia e del regno di Napoli, gli restavano manifestamente in preda; e presupposto che in facoltá sua fusse di opprimerlo, era molto dubitabile che e’ non l’avesse a fare, o per ambizione (che è quasi naturale agli imperadori contro a’ pontefici) o per assicurarsi o per vendicarsi; trovandosi, come era credibile, pieno di sdegno e di diffidenza per le pratiche tenute col marchese di Pescara: e se la necessitá di provedere a questo pericolo era grande non parevano anche leggieri i fondamenti e le speranze di poterlo fare, perché o il rimedio aveva a succedere per mezzo di una lega e congiunzione sí potente o si aveva a disperarsene in eterno. Prometteva il governo di Francia cinquecento lance, e ogni mese, mentre durava la guerra, quarantamila ducati; co’ quali si ragionava soldare diecimila svizzeri. Disegnavasi che il papa e i viniziani mettessino insieme mille ottocento uomini d’arme ventimila fanti e dumila cavalli leggieri, uscissino i franzesi e i viniziani in mare con una grossa armata per assaltare o Genova o il reame di Napoli. Prometteva madama la reggente di rompere subito con potente esercito la guerra alle frontiere di Spagna, acciò che Cesare fusse impedito a mandare gente e danari per la guerra d’Italia. Lo esercito restato in Lombardia non era grosso, non aveva capitani della autoritá soleva, essendo morto il marchese, e il Borbone e il viceré di Napoli in Spagna; non vi era modo