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duttore de’ suoi consigli e delle sue volontá. E ancora che avesse lo intelletto capacissimo e notizia maravigliosa di tutte le cose del mondo, nondimeno non corrispondeva nella risoluzione ed esecuzione; perché, impedito non solamente dalla timiditá dell’animo, che in lui non era piccola, e dalla cupiditá di non spendere ma eziandio da una certa irresoluzione e perplessitá che gli era naturale, stesse quasi sempre sospeso e ambiguo quando era condotto alla determinazione di quelle cose le quali aveva da lontano molte volte previste, considerate e quasi risolute. Donde, e nel deliberarsi e nello eseguire quel che pure avesse deliberato, ogni piccolo rispetto che di nuovo se gli scoprisse, ogni leggiero impedimento che se gli attraversasse, pareva bastante a farlo ritornare in quella confusione nella quale era stato innanzi deliberasse; parendogli sempre, poi che aveva deliberato, che il consiglio stato rifiutato da lui fusse il migliore: perché, rappresentandosegli allora innanzi solamente quelle ragioni che erano state neglette da lui, non rivocava nel suo discorso le ragioni che l’avevano mosso a eleggere, per la contenzione e comparazione delle quali si sarebbe indebolito il peso delle ragioni contrarie; né avendo, per la memoria di avere temuto molte volte vanamente, presa esperienza di non si lasciare soprafare al timore. Nella quale natura implicata e modo confuso di procedere, lasciandosi spesso trasportare da’ ministri, pareva piú presto menato da loro che consigliato.

Di questi furono appresso a lui in somma potenza Niccolò Scombergh germano e Giammatteo Giberto da Genova: quello reverito e quasi temuto dal pontefice, questo gratissimo e molto amato da lui. Quello, seguitando l’autoritá di Ieronimo Savonarola, dedicatosi, mentre studiava nelle leggi, nell’ordine de’ frati predicatori, ma dipoi partitosi dalla religione benché ritenendo l’abito e il nome, [aveva] seguitate le faccende secolari; questo, nella etá puerile dedicatosi alla religione ma dipoi partitosene per la autoritá paterna, benché non fusse di legittimi natali, aveva abdicato in tutto, e con l’abito e col nome, quella professione. Questi, concordi nel suo cardinalato e poi