Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/67

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libro tredicesimo - cap. xiii 61

sino dall’armi; sperando pure che, dimostrandosi cosí ardente per lui, il re avesse a udire con maggiore fede i consigli suoi, co’ quali alla fine si sforzò di persuadergli che, deposta la speranza d’avere a essere eletto lui, procurasse con quella instanza medesima la elezione di qualunque altro de’ príncipi di Germania: consiglio dato senza alcuno frutto, perché l’ammiraglio e Ruberto Orsino, ingannati dalle promesse di quegli che per trarre danari di mano de’ franzesi davano certissime intenzioni, e occupati dalla passione, l’uno per essere di ingegno franzese e ministro del re, l’altro di natura leggiero e desideroso di acquistare la grazia sua, lo confermavano con avvisi vani, ogni dí piú, nella speranza di ottenere. Con le quali pratiche essendosi condotti, secondo l’uso antico a Franchefort, terra della Germania inferiore, quegli a’ quali, non per piú antica consuetudine o fondata ragione ma per concessione di Gregorio [quinto] pontefice romano di nazione tedesco, appartiene la facoltá di eleggere lo imperadore romano, mentre che stanno in varie dispute per venire, al tempo debito, secondo gli ordini loro, alla elezione, uno esercito messo in campagna per ordine del re di Spagna, il quale fu piú pronto a spendere i danari in raccorre gente che a dargli agli elettori, avvicinatosi a Francofort sotto nome di proibire chi procurasse di violentare la elezione, accrebbe l’animo agli elettori che favorivano la causa sua, tirò nella sentenza degli altri quegli che erano dubbi, e spaventò il brandiburgense, inclinato al re di Francia, talmente che disperato che a questo concorressino gli altri elettori, e volendo fuggire l’odio e la infamia appresso di tutta la nazione, non ebbe ardire di scoprire la sua intenzione: in modo che, venendosi allo atto della elezione, fu eletto, il dí vigesimo ottavo di giugno, imperadore Carlo d’Austria re di Spagna da’ voti concordi di quattro elettori, l’arcivescovo di Magunza e quello di Cologna, dal conte palatino e dal duca di Sassonia. Ma l’arcivescovo di Treveri elesse il marchese di Brandiborg, il quale concorse anche egli alla elezione di se stesso. Né si dubita che se, per la egualitá de’ voti, la elezione fusse pervenuta alla gratifica-