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ma con insidie. Perché se bene si fusse creduto che, per la morte di Lorenzo suo nipote, mancando giá alla casa sua piú presto uomini che stati, avesse levato il pensiero dalla occupazione di Ferrara alla quale prima avea sempre aspirato, nondimeno, o stimolato dall’odio conceputo contro a quel duca o dalla cupiditá di pareggiare o almanco approssimarsi quanto piú poteva alla gloria di Giulio, non aveva, per la morte del fratello e del nipote, rimesso parte alcuna di questo ardore: donde che facilmente si può comprendere che l’ambizione de’ sacerdoti non ha maggiore fomento che da se stessa. Né comportando la qualitá de’ tempi, e il sito e la fortezza di quella cittá, la quale Alfonso con grandissima diligenza aveva renduta munitissima, che si pensasse a espugnarla con aperta forza, avendo lui massime quantitá quasi infinita di bellissime artiglierie e munizioni, e avendo, con limitare tutte le spese, aggiugnere nuovi dazi e gabelle, fare vive in qualunque modo l’entrate sue e, esercitandosi con la industria, rappresentare in molte cose piú il mercatante che il principe, accumulato, secondo si credeva, grandissima quantitá di danari, non restava al pontefice, se non si mutavano le condizioni de’ tempi, altra speranza di ottenerla che con occulte insidie e trattati. De’ quali avendone per il passato tentato con Niccolò da Esti e con molti altri vanamente, ed essendosi Alfonso, per non avere notizia che attendesse piú a queste pratiche, quasi assicurato non della sua volontá ma delle insidie, parve al pontefice (per partiti che gli furono proposti e per essere Alfonso, oppresso da lunga infermitá, ridotto in termine che quasi si disperava la sua salute, e il cardinale suo fratello, per non stare con poca grazia nella corte di Roma, trovandosi in Ungheria) tempo opportuno di tentare di eseguire qualche disegno che gli era proposto da alcuni fuorusciti di Ferrara, e per mezzo loro da Alessandro Fregoso vescovo di Ventimiglia, abitante allora a Bologna perché, aspirando a essere doge come era stato il cardinale suo padre, era sospetto a Ottaviano Fregoso; il quale, stato poco felice ne’ trattati che aveva fatto