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116 storia d'italia

con mille ducento fanti e centotrenta cavalli leggieri, i quali aveva seco, e con condizione che, essendogli tolto da Cesare il contado suo di Gaiazzo, avesse dopo otto mesi il pontefice, insino lo ricuperasse, a pagargli ciascuno anno l’entrata equivalente.

Desiderava Borbone, seguitato il consiglio del duca di Ferrara (il quale nondimeno recusò di cavalcare nello esercito) di andare piú presto a Bologna e a Firenze che soprasedere in quelle terre, di partire a ogn’ora; ma a’ diciassette dí si ammutinorno i fanti spagnuoli dimandando denari, e ammazzorno il sergente maggiore mandato da lui a quietargli: e nondimeno, quietato il meglio possette il tumulto, a’ venti dí passò con tutto l’esercito la Trebbia e alloggiò a tre miglia di Piacenza; avendo seco cinquecento uomini d’arme e molti cavalli leggieri, i quali la piú parte erano italiani, non mai pagati, i fanti tedeschi venuti nuovamente, quattro o cinquemila fanti spagnuoli di gente eletta e circa dumila fanti italiani, sbandati e non pagati; essendo restati de’ tedeschi vecchi una parte a Milano, gli altri andati verso Savona, per dare favore alle cose di Genova, ridotta in grandissima angustia. Ed era certo maravigliosa la deliberazione di Borbone e di quello esercito, che, trovandosi senza danari senza munizioni senza guastatori senza ordine di condurre vettovaglie, si mettesse a passare innanzi in mezzo a tante terre inimiche e contro a inimici che avevano molto piú gente di loro; e piú maravigliosa la costanza de’ tedeschi, che partiti di Germania con uno ducato solo per uno, e avendo tollerato tanto tempo in Italia con non avere avuto in tutto il tempo piú che due o tre ducati per uno, si mettessino, contro a l’uso di tutti i soldati e specialmente della loro nazione, a camminare innanzi, non avendo altro premio o assegnamento che la speranza della vittoria; ancora che si comprendesse manifestamente che, riducendosi in luogo stretto le vettovaglie e avendo i nimici propinqui, non potrebbeno vivere senza denari: ma gli faceva sperare e tollerare assai l’autoritá grande che aveva il capitano Giorgio con loro, che proponeva loro in preda Roma e la maggiore parte di Italia.