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Stettono cosí sospese le cose otto dí. Finalmente, o perché questa fusse stata sempre la intenzione del duca di Borbone o perché non fusse in potestá sua comandare all’esercito, scrisse Borbone al luogotenente che la necessitá lo costrigneva, poiché non poteva ridurre alla volontá sua i soldati, di camminare innanzi; e cosí mettendo a esecuzione andò, il dí seguente che fu l’ultimo dí di marzo, ad alloggiare al ponte a Reno, con tanto ardore della fanteria che venendo nel campo uno uomo mandato dal viceré per sollecitare Borbone che accettasse la tregua sarebbe, se non si fusse fuggito, stato ammazzato dagli spagnuoli. Ma maggiore fu la dimostrazione contro al marchese del Guasto; il quale, essendosi partito dallo esercito per andare nel reame di Napoli, mosso o da indisposizione della persona o per non contravenire, secondo che scrisse al luogotenente, alla volontá di Cesare come gli altri, o da altra cagione, fu bandito dallo esercito per rebelle. Per la venuta del duca di Borbone al ponte a Reno, il marchese di Saluzzo e il luogotenente, essendo giá certi che gli inimici andavano verso la Romagna, lasciata una parte de’ fanti italiani alla guardia di Bologna, non senza difficoltá di condurre i svizzeri (per il pagamento de’ quali fu necessitato il luogotenente prestare a Giovanni Vitturio diecimila ducati), si indirizzorono, la notte medesima, col resto dello esercito a Furlí, dove entrorono il terzo dí di aprile, lasciato in Imola presidio sufficiente a difenderla. Sotto la quale cittá passò, il quinto dí, il duca di Borbone per alloggiare piú basso sotto la strada maestra.

Ma come a Roma pervenne la certezza che Borbone non aveva accettata la tregua, il viceré, dimostrandone grandissima molestia, e persuadendosi che, secondo aveva ricevuto gli avvisi primi, procedesse perché fusse necessaria maggiore somma di danari, mandò uno suo uomo a offerire, di piú, ventimila ducati, quali pagava delle entrate di Napoli; ma dipoi, inteso essere stato in pericolo, partí il terzo dí d’aprile da Roma per abboccarsi con Borbone, avendo promesso al pontefice che costrignerebbe Borbone ad accettare la tregua, se