Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. V, 1929 – BEIC 1848561.djvu/135

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libro decimottavo- cap. vi 129

dello accordo e di fare conoscere al pontefice il suo buono animo e la sua divozione, benché altrimenti avesse nella mente. Andò il viceré il dí destinato; e il medesimo dí il luogotenente, insospettito del camminare di Borbone, acciò che non prima entrassino gli inimici in Toscana che il soccorso, persuaso al marchese di Saluzzo con molte ragioni l’andare innanzi, e confutati efficacemente Giovanni Vitturio proveditore viniziano appresso al marchese e gli altri (i quali, per timore che le genti non si mettessino in pericolo, dimandavano che innanzi che si passasse in Toscana si desse sicurtá per dugentomila ducati o pegni di fortezze), lo condusse con tutte le genti a Berzighella: donde scrisse al pontefice avere tanto pronta la disposizione del marchese che non dubitava piú di farlo passare con le sue genti in Toscana, e che teneva per certo che quelle de’ viniziani farebbono il medesimo; ma che quanto per la passata loro si assicuravano le cose di Firenze tanto si mettevano in pericolo quelle di Roma, perché Borbone, non gli restando altra speranza, sarebbe necessitato voltarsi a quella impresa, e trovandosi piú propinquo a Roma, sarebbe difficile che il soccorso che si mandasse pareggiasse la sua prestezza, per passare in due alloggiamenti l’Apennino.

Al quale caso essendosi anche prima preparati, co’ viniziani e col duca d’Urbino, i fiorentini, avevano dato speranza e poi promesso, in caso che le genti loro passassino in Toscana, entrare nella lega, obligarsi a pagare certo numero di fanti, e non accordare con Cesare eziandio quando volesse il pontefice; e al duca d’Urbino, che passato il Po a Ficheruolo si era condotto a’ tredici dí al Finale e poi a Corticella, avevano, per Palla Rucellai mandato a trattare queste cose, offerto di restituirgli le fortezze di Santo Leo e di Maiuolo. Però fu manco difficile avere gli aiuti pronti come venne l’avviso che il viceré non solo non aveva trovato nel luogo destinato il duca di Borbone (il quale facendosi beffe di lui aveva, il dí medesimo, atteso a passare l’alpi) ma ancora era stato in grave pericolo di non essere morto dai contadini del