Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. V, 1929 – BEIC 1848561.djvu/159

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libro decimottavo- cap. xi 153

sciare cadere le cose di Italia, convenne a’ quindici di maggio co’ viniziani di soldare a comune diecimila svizzeri, pagando lui la prima paga e i viniziani la seconda e cosí seguitando successivamente; e mandare diecimila fanti sotto Pietro Navarra, e i viniziani ne soldassino diecimila altri tra loro e il duca di Milano; mandare di nuovo cinquecento lance e diciotto pezzi di artiglieria. E perché il re di Inghilterra, non ostante le convenzioni fatte, non concorreva prontamente a rompere la guerra di lá da’ monti, la quale anche non sodisfaceva al re di Francia, desiderando ciascuno di loro di tenerla lontana da’ regni suoi, liberatisi da quella obligazione, convennono che quel re pagasse per la guerra di Italia, per tempo di mesi [sei], diecimila fanti. Per la instanza del quale principalmente, Lautrech, benché quasi contro alla sua volontá, fu dichiarato capitano generale di tutto l’esercito.

Il quale mentre si prepara per passare con le provisioni convenienti di danari e delle altre cose necessarie, non succedeva in Italia accidente alcuno di momento. Perché l’esercito imperiale non si partiva di Roma, non ostante che quotidianamente ne morissino molti per la acerbitá della pestilenza, la quale nel tempo medesimo faceva grandissimi progressi in Firenze e in molte parti di Italia; e l’esercito della lega, nella quale, con offensione gravissima di Cesare (perché, avendo per instanza fatta da loro commesso al duca di Ferrara il comporre in nome suo co’ fiorentini, ebbe quasi subito notizia della contraria deliberazione), erano, per la instanza del marchese di Saluzzo e de’ viniziani, entrati di nuovo i fiorentini, con obligazione di pagare cinquemila fanti, diminuito molto di numero, per essere i fanti de’ viniziani, quegli del marchese e i svizzeri male pagati, ritiratosi a canto a Viterbo, attendeva a temporeggiarsi; sforzandosi di mantenere alla divozione della lega Perugia, Orvieto, Spuleto e l’altre terre vicine: dove avendo dipoi inteso una parte dell’esercito imperiale essere uscito di Roma, benché lo facessino per respirare alquanto collo allargarsi dubitando non uscissino tutti, fatto il primo pagamento, si ritirò a Orvieto e dipoi presso a Castello della