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176 storia d'italia

una delle galee franzesi andò a traverso appresso a’ liti di Sardigna; quattro delle galee viniziane, molto battute, ritornorono a Livorno; le franzesi scorsono per l’impeto de’ venti in Corsica, dove poi in Porto Vecchio si ricongiunsono seco quattro galee de’ viniziani; l’altre otto furono traportate a Livorno. Finalmente la impresa risolvette, restando insieme in molta discordia Andrea Doria e Renzo da Ceri. Ma Lautrech, il quale ricevé quando era in Reggio avviso della liberazione del pontefice, rilasciata la fortezza di Parma a’ ministri ecclesiastici, andò a Bologna; nella quale cittá, arrivato il vigesimo dí del mese medesimo, si fermò aspettando la venuta degli ultimi fanti tedeschi; i quali pochi dí poi si condussono nel bolognese, non in numero seimila, come era destinato, ma solamente tremila: e nondimeno soggiornò venti dí in Bologna, aspettando avviso dal re di Francia dell’ultima risoluzione circa la pratica della pace, e instando intratanto con somma diligenza col pontefice, insieme con l’autoritá del re di Inghilterra, perché apertamente aderisse a’ collegati.

Al quale ne’ primi che arrivò a Orvieto, essendo andati a lui a congratularsi il duca di Urbino il marchese di Saluzzo, Federigo da Bozzole (il quale pochi dí poi morí di morte naturale a Todi) e Luigi Pisano proveditore viniziano, gli aveva con grandissima instanza ricercati che levassino le genti loro dello stato ecclesiastico, affermando gli imperiali avergli promesso che si partirebbono ancora essi dello stato della Chiesa in caso che l’esercito de’ confederati facesse il medesimo. Aveva anche scritto uno breve a Lautrech, [ringraziandolo] dell’opere fatte per la sua liberazione e dell’averlo confortato a liberarsi in qualunque modo; le quali opere erano state di tanto momento a costrignere gli imperiali a determinarsi che non meno si pretendeva obligato al re e a lui che se fusse stato liberato con l’armi loro, i progressi delle quali arebbe volentieri aspettato se la necessitá non l’avesse indotto, perché continuamente gli erano mutate in peggio le condizioni proposte, e perché apertamente aveva compreso non potere se non per mezzo della concordia conseguire la sua liberazione;