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libro decimottavo- cap. xvi | 179 |
della figliuola e cinquecentomila per le pensioni del re di Francia e per altre cagioni: le quali cose proposte per maggiore giustificazione, tutti gli oratori de’ collegati gli dimandorono licenza di partirsi. A’ quali rispose che consulterebbe la risposta che avesse a fare, ma essere necessario che, anche innanzi alla partita loro, gli oratori suoi fussino in luogo sicuro. E partiti da lui gli imbasciadori, entrorono subito gli araldi del re di Francia e del re di Inghilterra a intimargli la guerra: la quale avendo accettata con lieto animo, ordinò che gli imbasciadori del re di Francia de’ viniziani e de’ fiorentini fussino condotti a una villa lontana trenta miglia dalla corte, dove fu posta loro guardia di arcieri e alabardieri, proibito ogni commercio e la facoltá dello scrivere; a quello del duca di Milano, come a suo suddito, fece fare comandamento che non partisse dalla corte; a l’inghilese non fu fatta innovazione alcuna. E cosí, rotta ogni pratica della pace, restorono accesi solamente i pensieri della guerra, condotta e stabilita tutta in Italia.
XVI
Dove Lautrech, stimolato dal suo re ma molto piú dal re di Inghilterra, poiché cominciò a indebolire la speranza della pace, era il nono dí di gennaio partito da Bologna, indirizzandosi al reame di Napoli per il cammino della Romagna e della Marca; cammino eletto da lui, dopo molta consultazione, contro alla instanza del pontefice, desideroso, con l’occasione della passata sua, di fare rimettere in Siena Fabio Petrucci e il Monte de’ nove: e contro alla instanza ancora de’ fiorentini, i quali, per fuggire i danni del loro paese, e nondimeno