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il re smembrato la cittá di Savona da’ genovesi, si dubitava che, voltandosi infra non molto tempo, per il favore del re e per la opportunitá del sito, a Savona la maggiore parte del commercio delle mercatanzie, e quivi facendo scala l’armate regie, quivi fabricandosi i legni per lui, Genova non si spogliasse di frequenza d’abitatori e di ricchezze: però il Doria si affaticava molto col re che Savona fusse rimessa nella antica subiezione de’ genovesi.

Ma con maggiore felicitá che le espedizioni marittime procedevano le cose di Lautrech: il quale, come fu arrivato ad Ascoli, inviò Pietro Navarra co’ suoi fanti alla volta dell’Aquila; essendosi giá, alla fama della sua venuta, arrenduti Teramo e Giulianuova. Seguitavalo, per la via della Lionessa, il marchese di Saluzzo con le sue genti; e piú addietro cento cinquanta cavalli leggieri e quattromila fanti delle bande nere de’ fiorentini, con Orazio Baglione. Avevono anche i viniziani promesso mandargli, senza la persona del duca d’Urbino, quattrocento cavalli leggieri e quattromila fanti, delle genti le quali avevano in terra di Roma; e, in supplemento delle altre con le quali erano obligati di aiutare la guerra del regno di Napoli, si erano convenuti di pagargli ciascuno mese ventitremila ducati; e affermavano che, con l’armata disegnata per la impresa della Sicilia, arebbono in mare trentasei legni; e nondimeno apparendo manifestamente che erano stracchi, procedevano molto lentamente allo spendere. Come similmente era il re di Francia; perché a Lautrech, in questo tempo, vennono avvisi che l’assegnamento fattogli dal re, quando partí di Francia, di cento trentamila scudi il mese per le spese della guerra, e del quale aveva ancora a riscuoterne circa dugentomila, era stato ridotto, né per piú che per tre mesi futuri, solamente a ragione di sessantamila scudi il mese: di che era in grandissima disperazione, lamentandosi che il re non si commovesse né dalla ragione né dalla fede né dalla memoria ed esempio del danno proprio; perché diceva che l’avere voltato il re i denari e le forze che avevano a servire a lui, per la difesa del ducato di Milano, alla impresa