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libro decimonono - cap. ii 215

pericolo imminente da’ luterani, i quali ampliavano: finalmente, non potendo piú resistere, si offerse parato a entrarvi se i viniziani gli restituivano Ravenna, condizione proposta da lui come impossibile; offerendo anche a obligarsi a non molestare lo stato di Firenze. Però, il vigesimo dí di giugno, arrivorno a Vinegia il visconte di Turrena e oratori del re di Inghilterra a instare con quel senato: promettendo per lui l’osservanza delle promesse; ma non avendo potuto ottenerne altro partirono male sodisfatti.

Ricuperò in questi tempi il pontefice la cittá di Rimini; la quale, tentata prima invano da Giovanni da Sassatello, si arrendé finalmente con patti che fussino salve le robe e le persone. Ma giá cominciavano a non si potere piú dissimulare i suoi piú profondi e piú occulti pensieri, dissimulati prima con molte arti: perché essendogli infissa nell’animo la cupiditá di restituire alla famiglia sua la grandezza di Firenze, si era sforzato, publicando efficacissimamente il contrario, persuadere a’ fiorentini niuno pensiero essere piú alieno da lui; né desiderare se non che quella republica lo riconoscesse solamente, secondo l’esempio degli altri príncipi cristiani, come pontefice e che nelle cose private non perseguitassino i suoi, né l’onore, le insegne e gli ornamenti propri della sua famiglia. Con le quali commissioni avendo, come fu liberato, mandato a Firenze uno prelato fiorentino per imbasciadore, né essendo stato udito, aveva molto instato, e per mezzo anche del re di Francia, che mandassino a lui uno imbasciadore; sforzandosi, con levare loro il sospetto e col dimesticarsi con loro, rendergli piú opportuni alle sue insidie. Ma tentate invano queste cose, si sforzò di persuadere a Lautrech che, essendo quegli che reggevano in Siena dependenti da Cesare, era espediente alle cose sue rimettervi Fabio Petrucci; il che, benché gli fusse capace, se ne astenne per la contradizione de’ fiorentini. Non gli succedendo per questa via, operò occultamente che Pirro da Castel di Piero, pretendendo querele contro a’ sanesi, occupò con ottocento fanti, per mezzo di alcuni fuorusciti di Chiusi, quella terra, per travagliare con questo mezzo il governo di