Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. V, 1929 – BEIC 1848561.djvu/223

Da Wikisource.

libro decimonono - cap. iii 217

morti quattrocento fanti e circa ottocento prigioni. Intorno a Gaeta quegli di dentro, per la giunta del principe di Melfi, si andavano ritirando; e quelli di Manfredonia, per la poca virtú delle genti viniziane, facevano danno assai.

Perseverava in questo tempo il pontefice nella deliberazione di non dichiararsi per alcuno, ma, perché teneva diverse pratiche, giá sospetto al re di Francia; né anche grato a Cesare, se non per altro perché aveva destinato legato in Inghilterra il cardinale Campegio, per trattare in quella isola la causa delegata a lui e al cardinale eboracense. Perché instando quel re per la declarazione della invaliditá del primo matrimonio, il pontefice, il quale si era molto allargato di parole co’ ministri suoi, perché trovandosi in piccola fede appresso agli altri si sforzava di conservarsi il suo patrocinio, fece secretissimamente una bolla decretale declaratoria che il matrimonio fusse invalido; la quale dette al cardinale Campegio e gli commesse che, mostratala al re e al cardinale eboracense, dicesse avere commissione di publicarla se nel giudicio la cognizione della causa non succedesse prosperamente; acciocché piú facilmente consentissino che la causa si conoscesse giuridicamente, e tollerassino con animo piú equo la lunghezza del giudicio, il quale aveva commesso al cardinale Campegio che allungasse quanto potesse, né desse la bolla se prima non aveva nuova commissione da lui; ma si sforzò di persuadergli (come anche è verisimile che allora avesse in animo) la intenzione sua essere che finalmente s’avesse a dare. Della quale destinazione del legato e delegazione della causa facevano querela grave in Roma gli imbasciadori cesarei, ma con minore autoritá per la difficoltá che avevano le cose di Cesare nel regno napoletano.

Ma intorno a Napoli si scoprivano, per l’una parte e per l’altra, molte difficoltá; ma tali che, raccolte tutte le ragioni, si sperava piú presto la vittoria per i franzesi, ritardata dalla virtú e dalla ostinazione degli inimici. Perché in Napoli augumentava giornalmente la carestia, massime di vino e di carne, non vi entrando piú per mare cosa alcuna; con ciò sia che le galee de’ viniziani, in numero ventidue, fussino, pure dopo