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Succedette, ne’ dí medesimi, occasione di grandissimo momento se tali fussino stati gli esecutori quali furono gli ordinatori: ma è infelicitá eccessiva di uno principe quando, come spesso accade al re di Francia co’ suoi franzesi, la negligenza e piccola cura de’ suoi ministri perverte i consigli buoni. Presentí Lautrech che i soldati di Napoli erano, per predare, usciti fuora per la via di Piè di Grotta molto grossi; però, per opprimergli, mandò, la notte de’ venticinque dí di giugno, i fanti delle bande nere i cavalli de’ fiorentini e settanta lancie franzesi e una banda di svizzeri, tedeschi e guasconi alla volta di Belvedere e di Piè di Grotta per incontrargli; e per impedire loro il ritirarsi ordinò che il capitano Buria co’ fanti guasconi, postosi in sul monte eminente alla Grotta, scendesse subito levato il romore, per impedire che gli inimici non potessino entrare nella Grotta. Succedette il principio di questa fazione felicemente, perché le genti di Lautrech avendogli incontrati gli combatterno e messeno in fuga; avendo tra morti e presi piú che trecento uomini e cento cavalli utili e moltissime bagaglie. Fu scavalcato nel combattere don Ferrando da Gonzaga e fatto prigione, ma la furia de’ tedeschi lo riscattò. Ma il capitano Buria, o per negligenza o per timore, non si rappresentò al luogo destinato; il che se avesse fatto si crede sarebbeno periti tutti. Aveva anche Lautrech mandato a Gaeta sei galee de’ viniziani, e due ne erano restate alla bocca del Garigliano, per dare favore al principe di Melfi; e perché le galee non potevano proibire che con le fregate non entrasse in Napoli qualche rinfrescamento, messe in mare certe piccole barchette per impedirle; ordinò anche che i bestiami si discostassino, per tutto, quindici miglia da Napoli, perché non fussino cosí facili a essere tolti dagli imperiali. I quali in tutte le scaramuccie ricevevano danno, quando non si facevano nel forte loro.