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libro decimonono - cap. viii 249

avviso del cammino loro a Lodi e alle genti de’ viniziani (i quali, per ovviare, mandorono parte delle loro genti al duca di Milano, ma piú tardi uno giorno di quello che era necessario e minore numero di quelle che avevano promesso), passorono di notte il Po ad Arena, serviti di navi di Piacenza (né si poteva piú ovviare l’unione loro col Leva, che per facilitarla era venuto a Landriano, dodici miglia da Pavia); e condottisi a Milano, essendo sí poveri d’ogni cosa che si conveniva loro il nome di bisognoso, accrebbeno le calamitá de’ milanesi, spogliandogli insino per le strade. Cosí restorono vani i disegni de’ franzesi e de’ viniziani, di tutta la vernata, che erano stati di impedire la passata di questi fanti, pigliare Gavi e i luoghi circostanti per conto di Genova, e Case, che faceva danno grande a tutto il paese. Prese ancora Antonio de Leva a patti Binasco. Ma l’essere stati gli spagnuoli accomodati di barche da Piacenza, e il credersi che non si sarebbeno mossi se non avessino avuto certezza di potere in caso di necessitá ritirarsi in quella cittá, aggiunto a molti altri indizi, accresceva a’ collegati il sospetto (e massime veduta la restituzione delle fortezze) che il pontefice non fusse accordato o per accordare con Cesare.

Il quale avendo volto, benché occultamente, tutti i suoi pensieri a ricuperare lo stato di Firenze, se bene aggirando gli oratori franzesi tenesse varie pratiche e proponesse varie speranze, a loro e agli altri confederati, di accostarsi alla lega, nondimeno, parte movendolo il timore della grandezza di Cesare e la prosperitá de’ suoi successi, parte lo sperare di indurre piú facilmente lui che non arebbe indotto il re di Francia ad aiutarlo a rimettere i suoi in Firenze, desiderava estremamente, per facilitare questo disegno, tirare a sua divozione lo stato di Perugia: però si credeva che fomentasse Braccio Baglione e Pirro, che tutto dí tentavano nuovi travagli in quegli confini. Per il quale sospetto Malatesta, dubitando che mentre stava a’ soldi suoi non avesse a essere oppresso con il suo favore, gli pareva necessario cercarsi di altra protezione. E però, mosso o da questa cagione o da cupiditá di maggiori