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libro decimonono - cap. xi 261

fice e Cesare protezione di sudditi, vassalli e feudatari l’uno dell’altro, se non per conto del diretto dominio che avessino sopra alcuno, né si estendendo oltre a quello; e le protezioni altrimenti prese si intendino derogate infra uno mese. La quale amicizia e congiunzione, perché fusse piú stabile, la confermorno con stretto parentado; promettendo di dare per moglie Margherita figliuola naturale di Cesare, con dote di entrata di ventimila ducati l’anno, ad Alessandro de’ Medici figliuolo di Lorenzo giá duca di Urbino, al quale il pontefice disegnava di volgere la grandezza secolare di casa sua; perché, nel tempo che era stato in pericolo di morte, aveva creato cardinale Ippolito figliuolo di Giuliano. Convennono, nel tempo medesimo, in articoli separati: concederá il pontefice a Cesare e al fratello, per difendersi contro a’ turchi, il quarto delle entrate de’ benefici ecclesiastichi, nel modo conceduto da Adriano suo predecessore; assolverá tutti quegli che, in Roma o in altri luoghi, hanno peccato contro alla sedia apostolica, e quegli che hanno dato aiuto consiglio e favore, o che sono stati partecipi o hanno avuto rate le cose fatte, approvatele tacitamente o espressamente o prestato il consenso; non avendo Cesare publicato la crociata, concessagli dal pontefice meno ampia che le altre concesse innanzi, il pontefice, estinta quella, ne concederá un’altra in forma piena e ampia, come furono le concedute da Giulio e da Leone pontefici. Il quale accordo, essendo giá risolute tutte le difficoltá, innanzi si stipulasse sopravenne a Cesare l’avviso della rotta di San Polo; e, ancora si dubitasse che per vantaggiare le sue condizioni non volesse variare delle cose ragionate, nondimeno prontamente confermò tutto quello che si era trattato; ratificando il medesimo dí, che fu il vigesimo nono di giugno, innanzi all’altare grande della chiesa cattedrale di Barzalona piena di innumerabile moltitudine, e promettendo l’osservanza con solenne giuramento.

Ma con non minore caldezza procedevano le pratiche della concordia tra Cesare e il re di Francia. Per le quali, poi che furono venuti i mandati, fu destinato Cambrai, luogo fatale a