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libro decimosettimo - cap. iv 23

che Antonio de Leva scriveva al duca di Sessa, avvisandolo della mala disposizione del popolo di Milano, e che la cosa non teneva altro rimedio che l’aiuto di Dio; e lettere di lui medesimo e del marchese del Guasto scritte a don Ugo dopo la partita sua da Milano, dove lo sollecitavano della pratica dello accordo, facendo instanza che e’ gli avvisasse subito del seguito, con ricordargli il pericolo loro e dello esercito di Cesare.

Ma non era giá tanta confidenza negli animi di chi aveva a disporre delle forze della lega quanto era il timore de’ capitani imperiali. Perché il duca di Urbino, nel quale aveva in fatto a consistere il governo degli eserciti, per il titolo di capitano generale che aveva delle genti viniziane, e per non vi essere uomo eguale a lui di stato, di autoritá e di reputazione, stimando forse piú che non era giusto la virtú delle genti spagnuole e tedesche e diffidando smisuratamente de’ soldati italiani, aveva fisso nello animo di non passare il fiume della Adda se con l’esercito non erano almanco cinquemila svizzeri; anzi dubitando che, se solamente con le genti de’ viniziani passava il fiume dell’Oglio, gli imperiali passassino Adda e andassino ad assaltarlo, faceva instanza che lo esercito ecclesiastico, che giá era a Piacenza, passato il Po sotto Cremona, si andasse a unire con quello de’ viniziani, per accostarsi poi a Adda e aspettare in su le rive di quel fiume e in alloggiamento forte la venuta de’ svizzeri. La quale, oltre alla natura loro, aveva riscontrato in molte difficoltá, essendo stata data imprudentemente al castellano di Mus e al vescovo di Lodi la cura del condurli: perché la vanitá del vescovo di Lodi era poco efficace a questo maneggio, e il castellano era intento principalmente a fraudare una parte de’ danari mandatigli per pagarne i svizzeri; né avevano, l’uno o l’altro di loro, tanta autoritá appresso a quella nazione che fusse bastante a farne levare, massime con sí piccola quantitá di danari, numero sí grande, cosí presto come sarebbe stato di bisogno; e questa anche si corrompeva per la emulazione nata tra loro, intenti piú ad ambizione e a gli interessi particolari che ad