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libro vigesimo - cap. iv 303

quali meriti aveva conseguitato il titolo del cristianissimo) tenendo pratiche col principe de’ turchi per irritarlo contro a Cesare, contro al quale era per l’ordinario mal disposto, sí per l’odio naturale contro al nome de’ cristiani come per cagione delle controversie che aveva col fratello, che erano quistioni per il regno d’Ungheria col vaivoda di chi egli aveva preso la protezione, come eziandio perché la grandezza di Cesare cominciava a essere sospetta anche a lui.


IV

Movimenti politici in Siena. La forma di governo in Firenze stabilita da Cesare. Giudizio di Cesare riguardo alle controversie fra il pontefice e il duca di Ferrara; malcontento del pontefice; sua ostilitá verso il duca.

In Italia si levò l’esercito di quel di Siena per condurlo nel Piemonte; avendo rimesso in Siena, per sodisfazione del papa, a godere la patria e i beni loro quegli del Monte de’ nove, ma non alterata la forma del governo, e messovi per sicurtá loro una guardia di trecento fanti spagnuoli, dependente dal duca di Malfi: il quale per aversi saputo poco conservare la sua autoritá, ritornorno presto le cose ne’ medesimi disordini; in modo che, quegli che erano stati rimessi, per timore, se ne partirono.

Dichiarò eziandio Cesare in questo tempo la forma del governo di Firenze, dissimulata quella parte dell’autoritá concessagli che limitava salva la libertá: perché, secondo la propria istruzione mandatagli dal papa, espresse che la cittá si governasse con quegli magistrati e con quel modo che era solita governarsi ne’ tempi che la reggevano i Medici, e che del governo fusse capo Alessandro nipote del pontefice e genero suo, e mancando lui succedessino di mano in mano i figliuoli e discendenti, e i piú prossimi della medesima famiglia. Restituí alla cittá tutti i privilegi concessigli altre volte da sé e da’ suoi predecessori, ma con condizione che ne ricadessino ogni volta che attentassino cosa alcuna contro alla grandezza