Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. V, 1929 – BEIC 1848561.djvu/337

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nota 331


Questi codici servirono al Gherardi per la sua opera di controllo delle lezioni, correzioni, chiarificazione del pensiero dell’autore, opera che non si poteva compiere, talvolta, se non risalendo dalla piú recente alla prima forma in cui un’idea era stata espressa: e talvolta, infatti, il Gherardi preferisce una lezione all’altra risalendo fino al Cod. III. — Anche per il Gherardi, però, base fondamentale del paziente lavoro di ricostruzione dell’Istoria doveva essere ed è stato, come si è visto da lui stesso comunicato al Congresso delle Scienze, il codice Laurenziano Mediceo Palatino 1661, che è stato piú volte illustrato, ed al quale il Gherardi, ne’ suoi richiami, dá l’indicazione di VI; tale codice, come è noto, rappresenta l’ultima redazione manoscritta dell’opera, fatta trascrivere dall’autore, di cui porta in diversi luoghi correzioni ed aggiunte. Questo codice contiene l’opera completa in venti libri, è diviso in cinque volumi rilegati in mezza pelle, con impresso in oro sul dorso il titolo «Istorie del Guicciar.», seguito dall’indicazione del volume. È ricco di correzioni, ed oltre a quelle dell’autore ne abbiamo di mano dell’estensore, e di altri ancora, non poche delle quali correzioni e sostituzioni di vocaboli si devono alla preparazione della prima stampa dell’opera. Dice il Rostagno quasi a conclusione della sua recensione dei Mss.: «Il principal merito dell’edizione del Gherardi sará appunto questo, altissimo: di aver all’Autore restituito sincero e schietto il suo testo». Piú innanzi egli trova legittimo che il Gherardi abbia lasciato del tutto a parte, poiché egli poteva disporre del Laurenziano e degli originali di questo, il Codice Magliabechiano, pervenuto alla Magliabechiana nel 1786 (P. Leopoldi med. munificentia), di provenienza Strozziana. I quattro volumi che lo compongono comprendono il primo (II—III—60) copia dei libri dal I al IV; il secondo (II—III—6r) i libri dal XIII al XVI; il terzo (II—III—62) i libri dal XVII al XX; il quarto (II—III—63) pure i libri dal XVII al XX. Dalla minuta di un’orazione latina, compresa nell’ultimo volume, che doveva pronunziarsi dagli «imbasciadori» del duca Cosimo mandati a Paolo IV in occasione della sua elezione al pontificato, fra i quali era Niccolò Guicciardini, nipote dello storico, vien dimostrato come anche questo codice provenga dall’archivio guicciardiniano. Il Rostagno scrive di poter affermare «essere l’esemplare Magliabechiano, particolarmente quanto al vol. 60, una riproduzione non sempre accurata, anzi talora trascurata, se pur qua e lá mostra l’opera d’un correttore, del Mediceo Laurenziano (giá Palatino),