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suoi concittadini al pontefice e all’imperatore, e di parlar del sito della cittá.

Diamo i passi in cui ci siamo allontanati dall’edizione Gherardi, indicando la pagina di questa edizione e quelle della nostra, coll’intento precipuo che il lettore possa aver presenti le lezioni diverse e scegliere quella che crede la migliore.

Gher., I, 4, 8—9. Nota il Carli che l’‘allora’ dal Gherardi lasciato fra «erano» e «piú» fu aggiunto dall’autore nel cod. VI e che si doveva, quindi, mantenere.

Presente ed. I, 2. Viene da noi mantenuto ’allora’ appunto perché nella Rec. crit. (XCII) il Rostagno afferma: — P. II del cod. (VI) «erano piú liete»; l’A. interlineamente fra «erano» e «piú» inserí «allora».—

Gher., I, 4, 36. Nota il Carli che per la medesima ragione, di cui all’osservazione precedente, si sarebbe dovuto leggere qui ‘avendosi egli nuovamente congiunto con parentado...’ e non come dice il Gher. «E avendosi egli congiunto con parentado nuovo».

Pres. ed. I, 2. È giusta l’osservazione del Carli; infatti il Rostagno (Rec. crit. XCII, P. VI del cod. VI) dice: «havendosegli congiunto con parentado nuovo»; l’A., cassato ‘havendos’, dove con una sbarretta aveva giá staccata questa parte dall’‘egli’ inseritovi anche un giorno nel margine sostituí ‘havendosi’, e cassato pure ‘nuovo’, vi sostituí interlinearmente ‘nuovamente’ da inserire fra ‘egli’ e ‘congiunto’.

Gher., I, 55, 35—36 e n.: «Che dunque dovere fare [se non correre] a una vittoria, a uno trionfo giá preparato e manifesto?». Il Gh., riportando in nota la lezione del revisore del cod. VI quale appare nelle precedenti edizioni ‘Che dunque tardare’, scrive: «Cosí fu da altra mano emendato in VI, 1, iii, dove proprio diceva: ‘Che dunque dovere fare a una vittoria’ ecc. Anche V App. 88 ha questa lezione, certo manchevole, né i codici precedenti danno il modo di compierla. Meglio tuttavia mi penso aver fatto io ad aggiungere quelle parole che il revisore del cod. VI a cassare e sostituire».

Pres. ed. I, 2. Lasciamo immutata la lezione dei codici, per le stesse ragioni che dice il Carli nella sua recensione, e cioè per-