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libro decimosettimo - cap. xvi 93

tare quivi la commissione del senato viniziano se aveva a passare Po o no. Ma i tedeschi, passato il fiume della Secchia, si volseno al cammino di Lombardia per unirsi con le genti che erano a Milano.

Nel quale tempo, il viceré partito da Corsica con venticinque vaselli, perché due [navi] erano, per l’ira del mare, innanzi arrivasse a San Firenze, andate a traverso e cinque sferrate dalle altre andavano vagando, riscontrò a’ ventidue dí, sopra Sestri di Levante, con sei galee del re di Francia cinque del Doria e cinque de’ viniziani; le quali appiccatesi insieme, sopra Codemonte, combatterono da ventidue ore del dí, insino alla notte: e scrisse il Doria avere buttato in fondo una loro nave dove erano piú di trecento uomini, e con l’artiglieria trattata male tutta l’armata; e che per il tempo tristo le galee erano state sforzate a ritirarsi sotto il monte di Portofino, e che aspettavano la notte medesima l’altre galee che erano a Portovenere; e venendo o non venendo volevano, alla diana, andare a cercarla. Nondimeno, benché la seguitassino insino a Livorno, non potetteno raggiugnerla perché si era dilungata dinanzi a loro per molte miglia: conciossiaché gli inimici, credendo fusse corso o in Corsica o in Sardigna, non furono presti a seguitarlo. Seguitò poi il cammino suo il viceré, ma travagliato dalla fortuna; sparsa l’armata sua: una parte, dove era don Ferrando da Gonzaga, stracorse in Sicilia, che dipoi si ridusseno a Gaeta, dove poseno in terra certi fanti tedeschi; egli col resto dell’armata arrivò al Porto di Santo Stefano. Donde, non avendo certezza de’ termini in che si trovassino le cose, mandò a Roma al pontefice il comandatore Pignalosa, con buone parole della mente di Cesare; egli, come il mare lo permesse, si condusse con l’armata a Gaeta.

I fanti tedeschi intanto, passata Secchia e andati verso Razzuolo e Gonzaga, alloggiorono il terzo di dicembre a Guastalla, il quarto a Castelnuovo e Povi lontano dieci miglia da Parma; dove si congiunse con loro il principe di Oranges, passato da Mantova con due compagni, a uso di archibusiere