Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/235

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era stato cancelliere del conte Renuccio loro emolo; el quale fu pochi di poi morto da Bernardino Camarani suo genero crudelissimamente, insieme con tutti e’ sua figliuoli che si trovavano in Arezzo.

Era in questo mezzo ito a Siena con licenzia della signoria, chiamato da Pandolfo Petrucci, ser Antonio Guidotti da Colle, uomo pratico nelle cose dello stato, ed assai intrinsico con Pandolfo per essersi trovato a tutti e’ maneggi che si erano fatti nelle cose di Siena; e ritornato a Firenze, riferí come Pandolfo, conoscendo che e’ successi del Valentino ed ogni acquisto che egli facessi in Toscana sarebbe in fine la ruina sua come degli altri, desiderava posare questo fuoco e riconciliare Vitellozzo colla cittá e fare una intelligenzia di tutti questi stati di Toscana. Inteso questo, vi fu mandato subito occultamente oratore messer Francesco Gualterotti, datogli commessione di praticare uno accordo, nel quale avessi a intervenire eziandio Vitellozzo con una condotta e titolo onesto; pure che lo effetto fussi che e’ non parlassi de’ Medici, non si parlassi per satisfare a Vitellozzo di offesa di alcuno cittadino, non di cosa che fussi contro alla maestá del re di Francia, e che si riavessino tutte le cose perdute in questo assalto.

Stette messer Francesco in una villa intorno a Siena parecchi di e finalmente se ne tornò sanza conclusione, o perché cosi fussi da principio el disegno per addormentarci ne’ provedimenti, o pure perché e’ successi di Vitellozzo, di che ora si dirá, gli facessino mutare pensiero. Perché, come Vitellozzo ebbe avuto la cittadella, si volse a Cortona e subito l’ebbe per accordo, e cosi la rocca, per viltá del castellano; cosi acquistò in uno momento el Borgo a San Sepolcro, Anghiari, Castiglione Aretino, la Pieve a San Stefano, el Monte a San Sovino e ciò che noi tonavamo in questa provincia. La quale celeritá nacque perché gii uomini delle terre, veduto non avere soccorso alcuno, si davano per non perdere le loro ricolte, mossi ancora piú facilmente perché gli pigliavano in nome di Piero e del cardinale de’ Medici; e cosi pareva loro che