Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/372

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ancora la sui venuta in Italia con uno esercito potentissimo e quanta differenzia lussi l’averlo a avere amico o nimico, si concluse facilmente el farlo, e si dette commessione agli imbasciadori che concliiudessino. E però essendo loro in sul serrare, el re disse essere contento alla protezione nostra contro a ognuno, eliam contro allo imperadore, ma che per riverenzia dello imperio non voleva si nominassi, ma si includessi con parole generale; le quale, quando non bastassino, che prometteva a parole ed in fatto lo osserverebbe. Avisoronne gli oratori a Firenze e si concluse non si lasciassi per questo, perchè quando bene si esprimessi non lo osserverebbe piú che si gli paressi, o se pure lo osservassi, cosi lo osserverebbe promettendolo a parole. E cosi ridata la commessione, l’accordo si conchiuse ne’ modi detti di sopra, e ne venne a Firenze le nuove alla fine dello anno 150S, negli ultimi di.

In detto tempo, intendendosi come monsignore di Ciamonte ne era venuto a Milano in poste per apparecchiare le cose necessarie alla espedizione contro a’ viniziani, gli fu mandato oratore Francesco Pandolfini.

Seguitò lo anno 1509 principio di cose e movimenti grandissimi: nel principio del quale el re, continuando nel proposito suo di passare alla impresa de’ viniziani, continuava mettere in ordine uno esercito potentissimo; el papa ancora si armava potentemente per assaltargli in Romagna; cosi si intendeva che lo imperadore faceva con danari avuti da Francia e dallo stato di Borgogna; ed el re di Ragona ordinava una armata per riacquistare e’ porti che e’ viniziani tenevano nel reame. Da altra banda e’ viniziani, con siderando quanto peso avessino adosso, e che le forze loro erano un zero a resistere alla potenzia di tanti principi, non cessavano ingegnarsi di separare da questa unione el papa e lo imperadore, collo offrire loro vantaggi grandi, e dimostrare che la ruina loro tornerebbe a grandezza di Francia, della quale tutti a due patirebbono: l’uno per la ambizione che aveva Roan al papato, l’altro, per lo antico odio ed inimicizia che era tra Francia ed e’ tedeschi. Ma non faccendo profitto alcuno, si volsono a fare quegli apparati che e’ potevano per difendersi, e principalmente pensando di uno buono capitano di gente di arme, perché non si fidavano del conte Niccola da Pitigliano capitano loro, per essere vecchissimo, tentorono con grandissime condizioni condurre el marchese di Mantova. Ma ricusando lui, con dire di essere obligato al re di Francia, avendo scarsitá di capi, in ultimo si risolverono di mettere el pondo di tutta la guerra in sulle spalle di Bartolomeo d’Alviano, che era a’ soldi loro con titolo di governatore; e datogli una pienissima autoritá ed obedienzia per tutto el dominio, fare quegli apparati che lui ricercassi. E di poi vólti a fare altre condotte, sol-