Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/59

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Lorenzo, giunto a Napoli, fu ricevuto dal re con onore grandissimo, e sforzossi persuadergli che se gli dava la pace e conservavaio nello stato, si varrebbe molto piú della cittá a suo proposito che se lo spacciassi; perché se si mutassi a Firenze governo, potrebbe venire in mano di tali, che el re non ne disporrebbe come di lui solo. Stette el re molti di dubio, sendo da un canto molto stimolato dal papa di spacciarlo, da altro parendogli vere le sue ragione, ed aspettava vedere se questa suspensione facessi in Firenze novitá alcuna. Finalmente non si alterando nulla a Firenze, si risolvè alla pace ed a conservare Lorenzo, el quale vedendosi menare in lunga si ritrovava in gran paura; e nondimeno si soprasedé molti di la conclusione, perché el re voleva farlo con meno alterazione del papa fussi possibile; e non venendo da Roma la licenzia, fu contento che Lorenzo si partissi, avendolo certificato di quello voleva fare in ogni modo. Di che Lorenzo tornò per acqua, e subito ritornato a Firenze, dove fu ricevuto con grandissimi segni di letizia e benivolenzia, venne la nuova della pace, cosa molto desiderata e che gli recò grandissima riputazione; in modo che quanto la sua deliberazione fu pericolosa e forse troppo animosa, tanto gli fu lieto e glorioso el fine.

La pace dal canto nostro ebbe quelle condizione in qualche parte che sogliono avere e’ vinti; perché non vi furono inclusi e’ signori di Romagna che erano sotto la protezione della nostra lega, ma ne fu fatto compromesso nei re, el quale aveva a parole dato speranza di salvargli; non ci fu promessa la restituzione delle terre perdute, ma rimesse in arbitrio del re, el quale di poi nello 1481, alla fine di marzo, restituí Vico, Certaldo, Poggibonizi, Colle ed el Monte a San Sovino: la Castellina e le altre rimasono a’ sanesi secondo le convenzione avevano col re; pagossi certa somma di danari: e nondimeno fu pace con meno disavantaggio non ricercavano le condizioni nostre. Aggiunsesi una lega universale di Italia, non riservando la particulare; e si dispose che perché e’ viniziani avessino cagione di acconsentirla, avessino tutti e’