Pagina:Guida della montagna pistoiese 1878.djvu/103

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da san marcello a mandromini, ec. 93


così da Diana dea della verdura, o dal Dio Viridiano che adoravano gli Etruschi. Cessa qui la vegetazione dei castagni. Si segue a salire fino alle ampie praterie di


Mandromini, famose per la varietà e bellezza delle piante che vi crescono spontanee, come nel


Teso, e dove oltre all’utile dei pascoli di pecore, di cavalli, ec. vi si raccolgono (come dicemmo) fragole e lamponi in assai abbondanza da porgere un lucro a chi sa procurarselo. I floricultori e gli erborizzatori trovano qui larga messe nell’estiva stagione: vegetandovi, fino intorno ai dirupi del Corno, fiori i più vaghi e più rari, come nella Flora abbiamo notato. Salendo ancora vi cessa pur anco la vegetazione dei faggi, e non si ha più che un terreno coperto di poca erba fino alla cima la più alta di tutti questi monti, che chiamano del Corno alle Scale, elevato sopra il livello del mare metri 1937,667.

Questa gita si può compire in ore 4.

Dal Corno alle Scale quando il cielo è chiaro, si scorge il mare Toscano con le sue isole, il Po e l’Adriatico, i monti di Verona e del Tirolo biancheggianti di neve.

Dal Corno alle Scale al Lago Scaffaiolo. Volendo godere dello spettacolo sorprendente della levata del sole al Corno alle Scale, si può andar la sera a dormire a Mandromini nelle capanne de’ pastori.