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lano con antica eleganza. Ottimamente poi si usa l’idioma gentil sonante e puro nella terra natale di messer Cino, dove si sente pronunziato con armonia musicale dalle colte persone fino al popolo minuto, e senza quasi veruna alterazione e specialità di vocaboli: lingua parlata che può tradursi in iscritto ed aversene un buon dettato. I quali pregi di lingua si estendono pure a tutta la montagna pistoiese, come ne fanno fede i canti popolari che suonano ancora sulle labbra delle vaghe abitatrici di essa. Le quali, mentre i loro uomini nella invernale stagione se ne vanno in Maremma a guadagnarsi con gravi fatiche una parte del vivere, come serbano intatto il deposito delle masserizie domestiche, mantengono pure quello della lingua, in specie ne’ racconti delle veglie e in que’ loro canti chiamati rispetti e stornelli ispirati alle medesime dall’amore, e soprattutto dal desiderio del ritorno de’ loro più cari. (Vedi Canti popolari toscani raccolti e annotati da Giuseppe Tigri, terza edizione; Firenze, Barbera, 1869; e Sul vivente linguaggio della Toscana, Lettere di G. B. Giuliani, Firenze 3. ediz. Le Monnier 1865.)


Popolazione della montagna. — Ne’ suoi confini più estesi da est a ovest, dal Comune di Sambuca a quel di Piteglio, come dal nord al sud, cioè, da Boscolungo sino alle colline sottostanti, la popolazione si può calcolare a circa 30,000 abitanti. Una parte di essa però, circa 6000 abitanti, nell’inverno emigra nelle maremme e nell’isole del Mediterraneo a lavorarvi.