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Pagina:Guido Carocci I dintorni di Firenze 01.djvu/16

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4 I DINTORNI DI FIRENZE.


brica dai difensori di Firenze e poi dall’abbandono, le Monache poterono stabilirsi quietamente e comodamente nella vecchia abazia in grazia del largo concorso ottenuto specialmente da Papa Clemente VIII.

Stettero coteste monache a S. Salvi fino alla soppressione Napoleonica, dopo la quale la chiesa fu ridotta a parrocchia secolare ed il vasto monastero suddiviso ed in parte venduto, restando solo al Demanio il possesso dell’ala di fabbricati dov’è l’antico refettorio.

Chiesa di S. Michele Arcangiolo a San Salvi. — Le memorie di questa chiesa si collegano completamente con quelle del monastero al quale era annessa; quindi l'origine sua deve riferirsi all'XI secolo. Ha la forma comune ad altre chiese Vallombrosane e segnatamente a quella della Badia di Montescalari, a croce latina con abside rettangolare. Rimaste intatte le antiche linee perimetrali, l'interno della chiesa subì nondimeno una completa trasformazione per l’aggiunta di nuovi e pesanti altari e per l’applicazione di una stuoja a volta che sostenuta da arcate nasconde la vecchia tettoja a cavalletti.

All’esterno della chiesa è un portico edificato nel XVI secolo dalle Monache Vallombrosane le quali posero sulla facciata lo stemma di Papa Clemente VIII de’ Medici loro benefattore.

Sotto questo portico esistono, mal custodite, tanto che per interesse della loro conservazione dovrebbero essere trasferite nell'interno della chiesa, diverse opere d’arte di notevole importanza, cioè: una statua rappresentante S. Umiltà, scultura del XIV secolo, quivi trasferita dal monastero di S. Giovanni Evangelista alla Porta a Faenza e tre bassorilievi di pietra rappresentanti S. Giovanni Gualberto, S. Michele Arcangiolo e S. Salvi, sculture di Benedetto da Rovezzano.

Nell’interno della chiesa sono da osservarsi: una tavola rappresentante S. Umiltà di Domenico da Passignano, la tavola dell’Adorazione dei Magi di scuola fiorentina del XVI secolo, il quadro del Presepio della maniera di Andrea Del Sarto, la tavola con Gesù Crocifisso, la Vergine