Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/330

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326 nota


incerta: alcune sono di settenari, altre di ottonari. Certo nella coppia 16-17 predominano gli ottonari. Se questo v. 6 è ottonario, tale dovrebbe essere anche il seguente, ed è possibile pensando ad uno iato non irregolare in Guittone.

v. 17. I mss. concordemente: «unde vanno pover gaudenti»; ho soppresso «pover» per ridurre il v. alla misura.

v. 42. I mss. concordano in fondo nella lez.: «e campion che non torto defende». Ma qui dovremmo avere un settenario: di qui l’emendamento, che giova anche al senso.

v. 54. Cioè: ed elegge chi ha in sé il bene e lo predica.

v. 59: «che bellezza o.». È da dubitare se non sia da preferire la lez. di A: «che bella s’ob.», o quella di C: «se bella s’ob.».

v. 78. I mss. ci danno il v. in questa forma: A: «abeto ed albo edificio»; B: «abito abbo e officio»; C: «habito ed abbe ed ofitio»; I: «abito o abbi e officio». Il Val.: «Abito abbe d’officio», intendendo «abbe» come voce del vb. avere: ha; ma non ne risulta un senso. Parrebbe che qui si enumerassero le cose buone per le quali il buon prelato ripaga il beneficio e l’onore che ha avuto, e cioè: «abito, abbo ed officio». Ma che cos’è l’«abbo»? Non son riuscito a trovare riscontri e non saprei spiegare il vocabolo; tuttavia mi sembra che non sia un ripiego accogliere la lez. di A: «albo» da attribuire ad abito o ad officio o, meglio, ad entrambi: il candore nella veste e nelle opere, nell’apparenza e nei fatti, è appunto il merito del prelato.

vv. 82-83. C’è veramente una lacuna? Essa è indicata solo dalla metrica, non dal senso, ed è in tutti i mss.

vv. 91 segg. La metrica di questo congedo è tutta irregolare e fa pensare a lezione corrotta. Lo schema del congedo suole riprodurre la sirima e dovrebb’esser questo: C d d E e F f G H h C g g C; e invece è: C d d E e F f G H h D G g C D. Ma il penultimo verso, l’unico che rimi col primo, è dato solo dai mss. C I; il ms. C non ha però l’ultimo verso dato da tutti gli altri. Le irregolaritá si riscontrano al v. 101, undecimo del congedo, che dovrebbe rimare col primo e non col secondo, e nei versi seguenti (102-105), sia per avere G g invece che g g, sia soprattutto per la necessitá di richiamare il primo verso con la rima C che è stata invece al v. undecimo sostituita con la rima D, alterando la quartina finale. Si potrebbe ristabilire la regola emendando il v. undecimo in modo che rimi col primo, riducendo a settenari la coppia