Pagina:Hoffmann - Racconti I, Milano, 1835.djvu/164

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un sorriso convulsivo contrasse la sua bocca, e l’espressione dei muscoli delle sue guance cadenti messi improvvisamente in moto cambiò il suo volto in una maschera carica di rughe. Cogli sguardi fissi sopra di me ei prese uno di questi libri — era l’Armida — e si avanzò con passo solenne verso il pianoforte. Io l’apersi prestamente e ne dispiegai il leggìo; ei parve osservare con piacere questa mia premura. Dischiuse il libro, e quale fu la mia meraviglia! Vidi la carta rigata, e neppure una nota vi si trovava scritta.

Egli mi disse: — Sonerò la sinfonia; voltate i fogli ed a tempo! — Io lo promisi, ed egli sonò magnificamente e da maestro, a grandi accordi fortemente scolpiti e quasi conformi allo spartito, il maestoso tempo di marcia, con cui principia la sinfonia, ma l’allegro non fu che seminato dei principali pensieri di Gluck. Egli vi introdusse tante frasi originali, che il mio stupore si accrebbe sempre più. Le sue modulazioni principalmente erano sorprendenti, ed egli sapeva attaccare il motivo principale a tante brillanti variazioni che questo sembrava