Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/111

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jata sul suo letto, e Fanny stava davanti a lei con una tazza di tè fumante in mano, e le diceva: “Ma che hai tu dunque, sorella mia? Ecco più d’un ora ch’io sono presso di , e tu resti là distesa senza conoscere nessuno come nel delirio della febbre; e tu gemi e sospiri da far paura. Per cagione tua il papà non è andato a fare scuola oggi, e verrà tra un momento col medico.”

Veronica prese il tè in silenzio, e mentre beveva, le immagini orribili della notte passata le si presentarono allo spirito. “Non erano dunque che le angosci e d’un sogno quelle che mi hanno tormentata questa notte?” — “Ma ieri sera però io sono realmente andata a trovare la vecchia, poichè era in effetto il ventitrè settembre! — No, no, bisogna che ieri io fossi già ammalata, e che siami immaginata tutto ciò, e quello che mi ha fatta ammalare, è l’aver pensato continuamente ad Anselmo e a quella vecchia singolare che ha finto d’essere la povera Lisa e che non ha fatto che burlarsi di me.”

Fanny che era uscita rientrò tenendo in mano il mantello di Veronica tutto