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Pagina:I Cairoli delle Marche - La famiglia Cattabeni.djvu/48

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si recò all’ambulanza per prendere dal suo Comandante Cattabeni l’ordine della ritirata e condurlo in salvo.

L’anima grande di cotesto magnanimo pendeva contristata da qualche incertezza. Parve a me che il valoroso Giovambattista stanco e affievolito com’era, ferito al braccio ed impedito a camminare dallo altro colpo di palla ricevuto alla gamba, non avrebbe potuto resistere alla fatica d’una si precipitosa ritirata, quale rendevasi per le contrarie circostanze necessaria; che se poi i Regi avessero con la loro cavalleria inseguito la piccola schiera dei superstiti, (siccome avrebbero dovuto fare) e se alle truppe si fossero unite le bande dei feroci marrani, armati di accette e randelli, sarebbe stato difficilissimo il salvarlo — impossibile poi il fargli attraversare il Volturno in piena; e poiché sarebbe stata follia l’avventurarsi ad una impresa superiore alle proprie forze, e anche di conseguenza fatale al drappello, per i ritardi causati alla spedita ritirata loro, lo indussi a rimanersi cogli altri feriti nel palazzo vescovile in cui si trovavano ricoverati e giacenti; e col proposito di affrontare con lui una stessa sorte, anche io vi rimasi. —

Il drappello dei superstiti mosse silenzioso pel Volturno e abbandonò Caiazzo.

Il Vescovo di Caiazzo.


Narra lo Stroffolini nel suo opuscoletto, intitolato — Dopo xviv Anni — il i. ottobre mdccclxxix nella reggia di caserta — che Monsignor Riccio, Vescovo di Caiazzo, fosse stato l’unico dei Vescovi italiani, che nel concilio Vaticano rispondesse negando — Di questo io non so. — Quello che posso attestare si è, che niuno avrebbe potuto in quella contingenza fierissima mostrarsi più generoso e magnanimo di lui, che quantunque ostaggio nostro, e minacciato di essere da un momento all’altro tratto alla barricata quale statico, da impegnare i vincitori a concederci vantaggiosi patti di resa, tuttavia egli al vedere il Comandante ferito, se ne mostrò commosso da buon zelo di tenerezza; e tanto glie ne dolse il cuore, da volerlo non solo animare a fiducia con dolcissime parole, ma aggirandoglisi attorno, porgergli le fascie, consolarlo, e con meravigliosa carità adoperarsi in aiuto degli altri feriti con ristori, conforti, e con gli atti perfino i più benigni del viso, avendo per nulla lo andare incontro a tutti i rischi sovrastanti per procacciare opportuno scampo al suo prossimo.

Entrata dei Regi a Caiazzo.


Abbandonatosi dai Garibaldini il posto e partita la schiera dei sopravissuti, ognuno dei feriti incerto della sorte che lo attendeva, lacerò a consiglio del Vescovato, gli scritti che teneva presso sé, con-