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di Macola e di Cavallotti, corretta e cavalleresca, considerando che la ragione della presente vertenza cessa dacchè il Miaglia si assume la paternità dei telegrammi dimostrati inesatti da Cavallotti, e dichiarando inoltre lo stesso Miaglia che, nella foga del lavoro, sarebbe incorso in inesattezze, epperciò gli apprezzamenti di Cavallotti non sono di pertinenza di Macola, i rappresentanti delle due parti dichiarano esaurita la vertenza, invitando gli avversari a stringersi la mano.»
Ed il 27-28 febbraio il Secolo stampava altri telegrammi sulla vertenza, speditigli da Roma:
«Roma, 26 febbraio, ore 8 p. — Essendo l’on. Giampietro partito e dovendo stasera partire l’on. Marazzi per Siena, Cavallotti incaricò gli on. Niccolini e Socci di abboccarsi coi rappresentanti di Macola, e dichiarare loro che riteneva come non avvenuto il verbale del quale non eragli ancora stata data comunicazione formale, e che vista la condotta della Gazzetta di Venezia, di cui Macola è responsabile, intendeva di continuare la vertenza.
Domattina, quasi sicuramente, i rappresentanti di ambe le parti, decideranno le modalità dello scontro.»
«Roma, 24 febbraio, ore 9 ant. — Dopo un lunghissimo abboccamento avvenuto in una sala di Montecitorio fra i rappresentanti di Cavallotti e quelli di Macola, si constatò che il contegno della Gazzetta di Venezia risaliva ad una data anteriore al primo abboccamento dei rappresentanti delle stesse parti. Quindi, addivenuti a reciproche spiegazioni, i rappresentanti, hanno redatto di pieno accordo un verbale negativo, che comunicheranno nel pomeriggio alle parti interessate.»
La vertenza rimase così esaurita onorevolmente.
E la Gazzetta di Venezia del 1.° marzo stampava:
«Ci telegrafano da Roma 28 febbraio, sera:
La vertenza fra gli onorevoli Macola e Cavallotti fu composta con verbale steso ieri dai padrini.
Il verbale dice che i quattro padrini ritenevano concordi come gli onorevoli Cavallotti e Macola non abbiano alcuna ragione di venire ad una soluzione cavalleresca, mentre vi sono più chiari motivi di reciproca stima personale.