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I Robinson Italiani 39

fermezza e colla volontà noi nulla avremo da invidiare agli altri.

Intanto, amici miei, pensiamo a fabbricare un ricovero che è la cosa più urgente di tutto. Col tempo poi fabbricheremo delle armi mortali quanto i fucili....

— Delle armi!... — esclamarono i due marinai stupiti. — Ma dove le troverete?...

— A suo tempo lo saprete, — rispose Albani. — Poi cercheremo il pane...

— Anche il pane!...

— Sì, amici, e vi assicuro che il forno che costruiremo avrà molto da lavorare.

— Fulmini!

— Terremoto del Vesuvio!

— Poi verrà il resto. Avremo del vino, dell’olio, le candele, le stoviglie ecc. Conosco la flora malese e so quante cose indispensabili alla vita può produrre. La natura penserà a darci tutto.

— Ma voi siete un grand’uomo, signore! — esclamò il marinaio.

— Niente affatto, — rispose Albani, sorridendo. — Ho viaggiato assai, specialmente nella Malesia, e metterò a profitto tutto ciò che ho imparato nelle mie escursioni. Al lavoro, amici!... Prima di questa sera, bisogna avere un ricovero.

— Ma non abbiamo ancora bevuto, signore — disse il marinaio, — ed io sarei ben felice di poter ingollare un sorso d’acqua.

— Ecco una pianta che ci darà dell’acqua buonissima, — rispose il veneziano. — La natura comincia il suo ufficio di provveditrice dei Robinson. —

Egli si era avvicinato a una specie di liana ramosissima che s’arrampicava attorno a un durion, formando dei graziosi festoni, e aveva impugnato il coltello che aveva preso al mozzo.

— Preparatevi ad accostare le labbra, — disse.