Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/276

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una bega in quel momento, volse le spalle allo scortese, e seguì la sua strada, o per meglio dire, quella in cui si trovava avviato.

Il borghese tirò pure innanzi per la sua, tutto fremente, e guardandosi tratto tratto dietro le spalle. E giunto che fu a casa, raccontò come gli era venuto accanto un untore, con un’aria umile, mansueta, con una cera d’infame impostore, collo scatolino dell’unto, o il cartoccino della polvere (non era ben certo qual de’ due) in mano, nella testa del cappello, per fargli il tiro, s’egli non lo avesse saputo tener lontano. “Se mi s’accostava un passo di più,” aggiunse, “l’infilzavo addirittura, prima che avesse tempo d’aggiustarmi me, il birbone. La disgrazia fu che eravamo in un luogo così appartato; che se gli era in mezzo Milano, chiamavo gente, e gli facevo dare addosso. Sicuro che gli trovavano quella scelerata porcheria nel cappello. Ma lì da solo a solo, ho dovuto esser contenta di preservarmi, senza risicar di cercarmi un malanno; perchè un po’ di polvere è presto gittata, e coloro hanno una destrezza particolare, e poi hanno il diavolo dalla loro. Adesso sarà attorno per Milano: chi sa che strage fa!” E fin che visse, che fu molt’anni, ogni volta che si par-